MATURITA' CLASSICA
DAL 1947 AL 2005

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Traduzioni più letterali dei seguenti brani (ma solo dal 1960 e neanche tutti, beninteso) potete consultarle nella relativa sezione di studentimiei.it , sito che presenta anche un'utile pagina sulla metodologia del tradurre.

Potete, inoltre, esercitarvi utilizzando le traduzioni guidate (con commenti grammaticali e altro) che trovate qui (sezione creata nel 2003, ma sempre valida)

Per ripassi grammaticali on line, invece, consiglio di visionare il sito del prof. Vittorio Todisco

Utilizzate questa sezione per esercitarvi e rendervi conto del livello di preparazione richiesto in sede d'esame; inoltre, ben volentieri il Ministero richiama, nell'argomento dei brani proposti per la traduzione, temi d'attualità: ecco perché ho preferito linkare gli anni al sito cronologia.it, per eventuali raffronti. Infine, conviene sempre avere una buona preparazione di letteratura latina, per tradurre bene: gli autori dei brani presentati, dunque, rimandano a loro volta alla sezione di letteratura di progettovidio.it, per un'eventuale rispolverata di memoria :).



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ID 28
anno 1971
autore Gellio
titolo brano L’incontro di due poeti tragici
opera Notti attiche, 13, 2,2-6
originale Cum Pacuvius, grandi iam aetate et diutino corporis morbo adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset, Accius tunc haud parvo iunior proficiscens in Asiam, cum in oppidum venisset, devertit ad Pacuvium, comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus, tragoediam suam, cui Atreus nomen est, desideranti legit. Tum Pacuvium dixisse aiunt sonora quidem esse, quae scripsisset, et grandia, sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora.. “Ita est, inquit Accius, uti dicis; neque id me sane paenitet; meliora enim fore spero, quae deinceps scribam. Nam quod in pomis est, itidem, inquit, esse aiunt in ingeniis; quae dura et acerba nascuntur, post fiunt mitia et iucunda; sed quae gignuntur statim vieta et mollia atque in principio sunt uvida, non matura mox fiunt, sed putria. Relinquendum igitur visum est in ingenio, quod dies atque aetas mitificet.”
traduzione Quando Pacuvio, già affievolito dall'età avanzata e da una malattia cronica, si ritirò da Roma a Taranto, Accio, di molto più giovane, in partenza per l'Asia, essendo arrivato in quella città, gli fece visita e, invitato cordialmente e trattenuto per parecchi giorni, lesse a Pacuvio che lo desiderava la propria tragedia intitolata Atreo. Narrano che Pacuvio affermasse che i versi di Accio erano nobili e sonanti, ma che gli sembravano un poco duri e aspri. Al che Accio: ‘È proprio come tu dici, ma non mi dispiace; spero però che saranno migliori i versi che ancora scriverò. Infatti accade ai talenti come ai frutti: quelli che nascono duri e aspri, poi divengono teneri e saporiti; ma quelli che nascono già teneri, molli e fin dal principio succulenti, non maturano poi, ma imputridiscono. Mi par dunque che per i prodotti dell'ingegno bisogni lasciare che il tempo e l'età li faccian maturare’. [trad. L. Rusca]