MATURITA' CLASSICA
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Traduzioni più letterali dei seguenti brani (ma solo dal 1960 e neanche tutti, beninteso) potete consultarle nella relativa sezione di studentimiei.it , sito che presenta anche un'utile pagina sulla metodologia del tradurre.

Potete, inoltre, esercitarvi utilizzando le traduzioni guidate (con commenti grammaticali e altro) che trovate qui (sezione creata nel 2003, ma sempre valida)

Per ripassi grammaticali on line, invece, consiglio di visionare il sito del prof. Vittorio Todisco

Utilizzate questa sezione per esercitarvi e rendervi conto del livello di preparazione richiesto in sede d'esame; inoltre, ben volentieri il Ministero richiama, nell'argomento dei brani proposti per la traduzione, temi d'attualità: ecco perché ho preferito linkare gli anni al sito cronologia.it, per eventuali raffronti. Infine, conviene sempre avere una buona preparazione di letteratura latina, per tradurre bene: gli autori dei brani presentati, dunque, rimandano a loro volta alla sezione di letteratura di progettovidio.it, per un'eventuale rispolverata di memoria :).



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ID 36
anno 1984
autore Tacito
titolo brano L’invasione del paese dei Marsi
opera Annali, I, 50-51
originale Laeti neque procul Germani agitabant, dum iustitio ob amissum Augustum, post discordiis attinemur. At Romanus agmine propero silvam Caesiam limitemque a Tiberio coeptum scindit, castra in limite locat, frontem ac tergum vallo, latera concaedibus munitus. Inde saltus obscuros permeat consultatque ex duobus itineribus breve et solitum sequatur an inpeditius et intemptatum eoque hostibus incautum. Delecta longiore via cetera adcelerantur: etenim attulerant exploratores festam eam Germanis noctem ac sollemnibus epulis ludicram. Caecina cum expeditis cohortibus praeire et obstantia silvarum amoliri iubetur: legiones modico intervallo sequuntur. Iuvit nox sideribus inlustris, ventumque ad vicos Marsorum et circumdatae stationes stratis etiam tum per cubilia propterque mensas, nullo metu, non antepositis vigiliis: adeo cuncta incuria disiecta erant neque belli timor, ac ne pax quidem nisi languida et soluta inter temulentos. Caesar avidas legiones quo latior populatio foret quattuor in cuneos dispertit; quinquaginta milium spatium ferro flammisque pervastat. Non sexus, non aetas miserationem attulit: profana simul et sacra et celeberrimum illis gentibus templum quod Tanfanae vocabant solo aequantur. Sine vulnere milites, qui semisomnos, inermos aut palantis ceciderant.
traduzione A poca distanza se ne stavano i Germani, ben contenti della situazione, mentre noi eravamo in pieno lutto per la morte di Augusto e alle prese con conflitti interni. Ma i Romani, con rapida marcia, tagliarono per la selva Cesia e la linea fortificata iniziata da Tiberio, mettono il campo proprio su quella linea, proteggendo la fronte e le spalle con un vallo e i fianchi con cataste di tronchi.
Da lì passarono attraverso foreste tenebrose, valutando se seguire, tra due percorsi, la via breve e normale oppure una difficilmente praticabile e mai tentata, e perciò incustodita dai nemici. Scelta la via più lunga, affrettano le operazioni di marcia: gli esploratori infatti avevano riferito che per i Germani quella notte era di festa, rallegrata da solenni banchetti. Cecina riceve l'ordine di precedere la colonna con coorti armate alla leggera, per aprire un passaggio nella foresta; le legioni seguono a breve distanza. Ebbero il vantaggio di una notte chiara e stellata e giunsero ai villaggi dei Marsi, dove sistemarono avamposti tutt'attorno, mentre i barbari erano ancora sdraiati sui giacigli o vicini alle mense, senza timore, senza sentinella alcuna: per negligenza, c'erano disorganizzazione e disordine totali; e non esisteva timore di guerra ma non v'era nemmeno la pace, se non lo stato di torpida rilassatezza degli ubriachi.
Cesare, perché la devastazione fosse più estesa, divide le legioni, impazienti, su quattro colonne e mette così a ferro e fuoco un territorio di cinquanta miglia. Né il sesso né l'età poterono indurre a misericordia alcuna. Distruggono il profano e il sacro indiscriminatamente, radono al suolo il tempio più famoso per quei popoli, chiamato di Tanfana. Illesi i nostri soldati, che avevano massacrato gente assopita, inerme o dispersa in fuga. [fonte: progettovidio.it]