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brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari III (Tiberio),21
 
originale
 
[21] Ac non multo post lege per consules lata, ut prouincias cum Augusto communiter administraret simulque censum a[u]geret, condito lustro in Illyricum profectus est. Et statim ex itinere reuocatus iam quidem adfectum, sed tamen spirantem adhuc Augustum repperit fuitque una secreto per totum diem. Scio uulgo persuasum quasi egresso post secretum sermonem Tiberio uox Augusti per cubicularios excepta sit: "Miserum populum R., qui sub tam lentis maxillis erit." Ne illud quidem ignoro aliquos tradidisse, Augustum palam nec dissimulanter morum eius diritatem adeo improbasse, ut nonnumquam remissiores hilarioresque sermones superueniente eo abrumperet; sed expugnatum precibus uxoris adoptionem non abnuisse, uel etiam ambitione tractum, ut tali successore desiderabilior ipse quandoque fieret. Adduci tamen nequeo quin existimem, circumspectissimum et prudentissimum principem in tanto praesertim negotio nihil temere fecisse; sed uitiis Tiberi[i] uirtutibusque perpensis potiores duxisse uirtutes, praesertim cum et rei p. Causa adoptare se eum pro contione iurauerit et epistulis aliquot ut peritissimum rei militaris utque unicum p. R. Praesidium prosequatur. Ex quibus in exemplum pauca hinc inde subieci. "Vale, iucundissime Tiberi, et feliciter rem gere, ?mo? ka? ta?w ~moui~a~ai~t strathg?n. Iucundissime et ita sim felix, uir fortissime et dux nomim?tate, uale. Ordinem aestiuorum tuorum ego uero [ . . . ], mi Tiberi, et inter tot rerum difficultates ka? to- sa?thn ?poyum[e]?an t?n strateuom?nvn non potuisse quemquam prudentius gerere se quam tu gesseris, existimo. [h]ii quoque qui tecum fuerunt omnes confitentur, uersum illum in te posse dici: unus homo nobis uigilando restituit rem. Siue quid incidit de quo sit cogitandum diligentius, siue quid stomachor, ualde medius Fidius Tiberium meum desidero succurritque uersus ille Homericus: to?tou g" ?sp[o]m?noio ka? ?k pur?w a?yom?noio ?mfv nost?saimen, ?p[e]? per?oide no?sai. Attenuatum te esse continuatione laborum cum audio et lego, di me perdant nisi cohorrescit corpus meum; teque oro ut parcas tibi, ne si te languere audierimus, et ego et mater tua expiremus et summa imperi sui populus R. Periclitetur. Nihil interest ualeam ipse necne, si tu non ualebis. Deos obsecro, ut te nobis conseruent et ualere nunc et semper patiantur, si non p. R. Perosi sunt."
 
traduzione
 
21 Poco tempo dopo, poich? i consoli avevano promulgato una legge in virt? della quale egli doveva amministrare le province d'accordo con Augusto e con lui fare il censimento, scaduto dalla carica di censore, part? per l'Illirico. Richiamato indietro immediatamente, mentre ancora era in viaggio, trov? Augusto gi? debolissimo, ma ancora vivo e pass? un giorno intero completamente solo con lui. Io so che, secondo l'opinione corrente, quando Tiberio se ne and?, dopo questo colloquio segreto, gli schiavi di camera avrebbero colto a volo questa esclamazione di Augusto: ?Povero popolo romano che cadr? sotto mascelle cos? lente!? So anche che alcuni hanno tramandato che Augusto biasim? apertamente e senza ipocrisie il carattere austero di Tiberio, al punto che arrivava ad interrompere conversazioni troppo frivole e allegre quando lo vedeva sopraggiungere; ma sembra che non abbia rifiutato l'adozione perch? vinto dalla preghiera di sua moglie, forse anche spinto dall'ambizione di essere un giorno ancor pi? rimpianto quando avesse avuto un tale successore. D'altra parte non posso credere che un principe tanto riflessivo e prudente si sia comportato alla leggera, soprattutto in una questione cos? importante; penso piuttosto che, dopo aver soppesato i vizi e le virt? di Liberio, abbia trovato queste pi? apprezzabili, soprattutto se considero che, davanti all'assemblea e sotto giuramento, dichiar? di adottarlo nell'interesse dello Stato e che in numerose lettere lo esalta come un generale valente e come l'unica sicurezza del popolo romano. Di queste lettere, a titolo di esempio cito alcuni brani che prendo qua e l?: ?Addio, adorabilissimo Tiberio! Conduci felicemente l'impresa per me e per i nostri comandanti. Addio, amabilissimo, e possa io essere felice, come tu sei il pi? valente degli uomini e il pi? saggio dei generali!? ?Ammirevole l'ordine dei tuoi accampamenti estivi! Per quel che mi riguarda, mio caro Tiberio, pensa che in mezzo a tante circostanze difficili, con truppe cos? demoralizzate, nessuno avrebbe potuto comportarsi pi? saggiamente di te. D'altra parte tutti coloro che ti sono stati compagni d'armi dicono chiaramente che ben ti si addice il famoso verso: "La vigilanza di un solo uomo ha ristabilito il nostro impero."? ?Sia quando si presenta un affare che richiede serie riflessioni, sia quando mi trovo in contrariet?, per Dio! rimpiango il mio Tiberio e mi torna a mente quel famoso verso di Omero: "Se egli fosse con me, ci tireremmo fuori anche da un fuoco ardente, perch? imbattibile negli espedienti."? ?Quando sento dire e quando leggo che questo sforzo continuo ti consuma, gli dei mi perdano se non ? vero che rabbrividisco in tutto il corpo; ti raccomando di aver cura di te, perch? se dovessimo sapere che sei ammalato, tua madre ed io ne moriremmo e tutto l'Impero del popolo romano correrebbe un grave pericolo.? ?Non m'importa niente di star bene o no, se tu non stai bene.? ?Supplico gli dei di conservarti a noi e, se non hanno in odio il popolo romano, di mantenerti in buona salute.?
 

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