[72] Bis omnino toto secessus tempore Romam redire conatus, semel triremi usque ad proximos naumachiae hortos subuectus est disposita statione per ripas Tiberis, quae obuiam prodeuntis submoueret, iterum Appia usque ad septimum lapidem; sed prospectis modo nec aditis urbis moenibus rediit, primo incertum qua de causa, postea ostento territus. Erat ei in oblectamentis serpens draco, quem ex consuetudine manu sua cibaturus cum consumptum a formicis inuenisset, monitus est ut uim multitudinis caueret. rediens ergo propere Campaniam Asturae in languorem incidit, quo paulum leuatus Cerceios pertendit. Ac ne quam suspicionem infirmitatis daret, castrensibus ludis non tantum interfuit, sed etiam missum in harenam aprum iaculis desuper petit; statimque latere conuulso et, ut exaestuarat, afflatus aura in grauiorem recidit morbum. Sustentauit tamen aliquamdiu, quamuis Misenum usque deuectus nihil ex ordine cotidiano praetermitteret, ne conuiuia quidem aut ceteras uoluptates partim intemperantia partim dissimulatione. Nam Chariclen medicum, quod commeatu afuturus e conuiuio egrediens manum sibi osculandi causa apprehendisset, existimans temptatas ab eo uenas, remanere ac recumbere hortatus est cenamque protraxit. Nec abstinuit consuetudine quin tunc quoque instans in medio triclinio astante lictore singulos ualere dicentis appellaret.
|
72 Per tutto il periodo del suo ritiro, egli tent? due volte soltanto di ritornare a Roma: la prima arriv? con una trireme fino ai giardini vicino alla naumachia, dopo aver fatto collocare sulle rive del Tevere posti di guardia per allontanare le persone che gli si facevano incontro; la seconda, percorrendo la via Appia si port? fino a sette miglia da Roma, ma dopo essersi fermato a guardare da lontano le mura della citt?, non le raggiunse e in tutte e due le circostanze torn? indietro, la prima volta non si sa per qual motivo, la seconda perch? atterrito da un prodigio. Si divertiva ad allevare un serpente dragone e un giorno, andando, come sua abitudine, a portargli il cibo con le sue mani, lo trov? divorato dalle formiche e fu avvertito che doveva guardarsi dalla violenza della folla. Ritornando dunque verso la Campania, cadde malato ad Astura, poi quando si fu un po' rimesso, si spinse fino a Circeo. Qui, perch? nulla facesse supporre il suo stato precario di salute, non solo assistette ai giochi militari, ma, dal suo posto, scagli? giavellotti contro un cinghiale introdotto nell'arena; e subito sent? una fitta al fianco, si prese un raffreddore, perch? aveva sudato troppo, e ricadde gravemente ammalato. Tuttavia tir? avanti ancora per qualche tempo, sebbene, una volta trasportato a Miseno, non rinunciasse a nessuna delle sue quotidiane abitudini, nemmeno ai banchetti e a tutti gli altri piaceri, sia per intemperanza, sia per nascondere la gravit? del suo stato. Infatti, quando il suo medico Caricle, al momento di lasciarlo per una lunga assenza, alzandosi dal banchetto gli aveva preso la mano per baciarla, Tiberio, credendo che gli avesse sentito il polso, lo preg? di restare e di rimettersi a sedere, poi prolung? la cena. Inoltre anche in questa circostanza non rinunci? alla sua abitudine di stare in piedi, in mezzo alla sala da pranzo, con un littore al proprio fianco, per rispondere ai saluti di tutti.
|