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autore
brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari III (Tiberio),73
 
originale
 
[73] Interim cum in actis senatus legisset dimissos ac ne auditos quidem quosdam reos, de quibus strictim et nihil aliud quam nominatos ab indice scripserat, pro contempto se habitum fremens repetere Capreas quoquo modo destinauit, non temere quicquam nisi ex tuto ausurus. Sed tempestatibus et ingrauescente ui morbi retentus paulo post obiit in uilla Lucullana octauo et septuagesimo aetatis anno, tertio et uicesimo imperii, XVII. Kal. Ap. Cn. Acerronio Proculo C. Pontio Nigr[in]o conss. Sunt qui putent uenenum ei a Gaio datum lentum atque tabificum; alii, in remissione fortuitae febris cibum desideranti negatum; nonnulli, puluinum iniectum, cum extractum sibi deficienti anulum mox resipiscens requisisset. Seneca eum scribit intellecta defectione exemptum anulum quasi alicui traditurum parumper tenuisse, dein rursus aptasse digito et compressa sinistra manu iacuisse diu immobilem; subito uocatis ministris ac nemine respondente consurrexisse nec procul a lectulo deficientibus uiribus concidisse.
 
traduzione
 
73 Nel frattempo, aveva letto negli atti del Senato che erano stati rimessi in libert?, senza neppure essere ascoltati, alcuni accusati, a proposito dei quali egli si era limitato a scrivere dicendo soltanto che erano incriminati da un delatore. Si irrit? nel vedersi disprezzato e decise di ritornare ad ogni costo a Capri, perch? non osava prendere provvedimenti senza essere in un luogo sicuro. Trattenuto per? dal cattivo tempo e dall'aggravarsi del suo male, mor? poco tempo dopo nella villa di Lucullo a settantotto anni di et?, dopo ventitr? di principato, diciassette giorni prima della calende di aprile, durante il consolato di Cn. Acerronio Proculo e di C. Ponzio Nigrino. Alcuni ritengono che Gaio gli avesse dato un veleno che lo consum? lentamente, altri che gli venne negato il cibo quando lo chiese in un momento in cui la febbre era scomparsa, altri infine che fu soffocato con un cuscino quando, ritornando in s?, reclam? l'anello che gli era stato tolto quando era in coma. Seneca dice che, sentendosi prossimo alla fine, si sfil? l'anello come per consegnarlo a qualcuno, poi, dopo averlo tenuto qualche minuto cos?, se lo rimise al dito e rest? a lungo sdraiato, immobile, con la mano sinistra rigida; improvvisamente, chiamati i suoi servi, poich? nessuno rispondeva, si alz? e, perdute le forze, cadde morto poco lontano dal suo letto.
 

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