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autore
brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari VI (Nerone),31
 
originale
 
XXXI. Non in alia re tamen damnosior quam in aedificando domum a Palatio Esquilias usque fecit, quam primo transitoriam, mox incendio absumptam restitutamque auream nominavit. De cuius spatio atque cultu suffecerit haec rettulisse. Vestibulum bene agi potuisse cum rebus humanis, si Domitius pater talem habuisset uxorem. 2 Hunc Sporum, Augustarum ornamentis excultum lecticaque vectum, et circa conventus mercatusque Graeciae ac mox Romae circa Sigillaria comitatus est identidem exosculans. Nam matris concubitum appetisse et ab obtrectatoribus eius, ne ferox atque impotens mulier et hoc genere gratiae praevaleret, deterritum nemo dubitavit, utique postquam meretricem, quam fama erat Agrippinae simillimam, inter concubinas recepit. Olim etiam quotiens lectica cum matre veheretur, libidinatum inceste ac aculis vestis proditum affirmant.
 
traduzione
 
31 Ma il denaro lo sperper? soprattutto nelle costruzioni; si fece erigere una casa che andava dal Palatino all'Esquilino, e la battezz? subito ?il passaggio? e quando un incendio la distrusse, se la fece ricostruire e la chiam? ?Casa d'oro?. Per dare un'idea della sua estensione e del suo splendore, sar? sufficiente dire questo: aveva un vestibolo in cui era stata rizzata una statua colossale di Nerone, alta centoventi piedi; era tanto vasta che la circondava un portico, a tre ordini di colonne, lungo mille passi e vi si trovava anche uno specchio d'acqua simile al mare, sul quale si affacciavano edifici che formavano tante citt?; per di pi? vi era un'estensione di campagna dove si vedevano campi coltivati, vigneti, pascoli e foreste, abitate da ogni genere di animali domestici e selvaggi. Nel resto dell'edificio tutto era ricoperto d'oro e rivestito di pietre preziose e di conchiglie e di perle; i soffitti delle sale da pranzo erano fatti di tavolette d'avorio mobili e percorsi da tubazioni, per poter lanciare sui commensali fiori, oppure profumi. La principale di queste sale era rotonda, e girava continuamente, giorno e notte, su se stessa, come il mondo; nei bagni fluivano le acque del mare e quelle di Albula. Quando un tale palazzo fu terminato e Nerone lo inaugur?, tutta la sua approvazione si ridusse a dire a che finalmente cominciava ad avere una dimora come si addice ad un uomo?. Dopo di che avviava la costruzione di una piscina che si estendeva da Miseno al lago Averno, interamente coperta e circondata da portici, nella quale dovevano essere condotte tutte le acque termali di Baia; poi intraprendeva la realizzazione di un canale dall'Averno fino a Ostia, che permetteva di portarsi in questa citt? con imbarcazioni, ma senza navigare sul mare. La lunghezza di questo canale doveva essere di centosessanta miglia e la sua larghezza tale che due navi a cinque ordini di remi potessero navigarvi in senso contrario. Per compiere questi lavori aveva dato disposizioni di trasportare in Italia tutti i detenuti dell'Impero, e di emettere solo condanne ai lavori forzati, anche per i delitti pi? evidenti. A questa follia di spese lo incit? non solo la fiducia nelle risorse dell'Impero, ma anche l'improvvisa speranza di scoprire immense ricchezze nascoste, secondo le indicazioni di un cavaliere romano che gli garantiva che l'antichissimo tesoro trasportato dalla regina Didone quando fuggi da Tiro, si trovava in Africa, celato dentro vastissime caverne e che poteva essere estratto con un minimo sforzo.
 

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