XLV. Ex annonae quoque caritate lucranti adcrevit invidia; nam et forte accidit, ut in publica fame Alexandrina navis nuntiaretur pulverem luctatoribus aulicis advexisse. Quare omnium in se odio incitato nihil contumeliarum defuit quin subiret. Statuae eius a vertice cirrus appositus est cum inscriptione Graeca; nunc demum agona esse, et traderet tandem. Altrius collo aszkosz praeligatus simulque titulus: "Ego egi quod potui. Sed tu cullum meruisti." Ascriptum et columnis, etiam Gallos eum cantando excitasse. Iam noctibus iurga cum servis plerique simulantes crebro Vindicem poscebant.
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45 L'odio che si era attirato speculando perfino sull'alto prezzo del grano si accrebbe ancora di pi? quando il caso volle che si annunciasse, in mezzo ad una carestia pubblica, l'arrivo di una nave da Alessandria carica di sabbia per i lottatori di corte. Cos?, sollevatosi contro di lui il rancore generale, non vi fu insulto che non dovette subire. Dietro la testa di una sua statua si attacc? una frangia con la scritta, in greco, ?che adesso era il momento della lotta e che finalmente lo si sarebbe deposto?. Al collo di un'altra si appese un sacco con queste parole: ?Che avrei potuto fare di pi? io? Ma tu ti sei meritato il sacco.? Sulle colonne si scrisse anche che ?con i suoi canti aveva eccitato perfino i Galli?. Infine, durante la notte, si sentiva la voce di molti che, fingendo di rimproverare gli schiavi, invocavano con insistenza un ?Vindice?.
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