LVII. Obiit tricensimo et secundo aetatis anno, die quo quondam Octaviam interemerat, tantumque gaudium publice praebuit, ut plebs pilleata tota urbe discurreret. Et tamen nori defuerunt qui per longum tempus vernis aestivisque floribus tumulum eius ornarent ac modo imagines praetextatas in rostris proferrent, modo edicta quasi viventis et brevi magno inimicorun malo reversuri. Quin etiam Vologaesus Parthorum rex missis ad senatum legatis de instauranda societate hoc etiam magno opere oravit, ut Neronis memoria coleretur. Denique cum post viginti annos adulescente me exstitisset condicionis incertae qui se Neronem esse iactaret, tam favorabile nomen eius apud Parthos fuit, ut vehementer adiutus et vix redditus sit.
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57 Mor? nel suo trentaduesimo anno d'et? il giorno stesso in cui, un tempo, aveva fatto morire Ottavia e la pubblica esultanza fu cos? grande che i plebei corsero per tutta la citt? con berretti di feltro sulla testa. Tuttavia non mancarono quelli che, per parecchi anni adornarono di fiori la tua tomba, in primavera e in estate, e che esposero sui rostri ora le immagini di lui vestito di pretesta, ora gli editti con i quali annunciava, come se fosse vivo, il suo prossimo ritorno per la rovina dei suoi nemici. Per di pi? Vologeso, re dei Parti, che aveva inviato ambasciatori al Senato per rinnovare il suo trattato di alleanza, fece chiedere anche, insistentemente, che si rendesse un culto alla memoria di Nerone. Infine vent'anni dopo la sua morte, durante la mia adolescenza, apparve un personaggio, di condizione indefinita, che pretendeva di essere Nerone e questo nome gli valse tanto favore presso i Parti che essi lo sostennero energicamente e solo a fatica ce lo consegnarono.
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