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brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari VIII (Domiziano),9
 
originale
 
IX. Inter initia usque adeo ab omni caede abhorrebat, ut absente adhuc patre recordatus Virgilii versum: Impia quam caesis gens est epulata iuvencis. edicere destinarit, ne boves immolarentur. Cupiditatis quoque atque avaritiae vix suspicionem ullam aut privatus umquam aut princeps aliquamdiu dedit, immo e diverso magna saepe non abstinentiae modo sed etiam liberalitatis experimenta. Omnis circa se largissime prosecutus, nihil prius aut acrius monuit quam ne quid sordide faceret. Relictas sibi hereditates ab iis, quibus liberi erant, non recepit. Legatum etiam ex testamento Rusci Caepionis, qui caverat ut quotannis ingredientibus curiam senatoribus certam summam viritim praestate heres suus, irritum fecit. Reos, qui ante quinquennium proximum apud aerarium pependissent, universos discrimine liberavit, nec repeti nisi intra annum eaque condicione permisit, ut accusatori qui causam non teneret exilium poena esset. Scribas quaestorios negotiantes, ex consuetudine sed contra Clodiam legem, venia in praeteritum donavit. Subsiciva, quae divisis per veteranos agris carptim superfuerunt, veteribus possessoribus ut usu capta concessit. Fiscales calumnias magna calumniantium poena repressit, ferebaturque vox eius: "princeps qui delatores non castigat, irritat."
 
traduzione
 
9 All'inizio il sangue generalmente gli faceva cos? orrore che, al tempo in cui suo padre era ancora lontano da Roma, ricordandosi del verso di Virgilio: ?Pi? di una generazione empia si ? nutrita di giovani tori sgozzati? volle promulgare un editto per vietare di immolare i buoi. D'altra parte, finch? fu semplice cittadino e molto dopo essere divenuto imperatore, non diede adito al minimo sospetto di cupidigia e di avarizia, ma al contrario, fece spesso risaltare il suo disinteresse e la sua generosit?. Assai liberale nei confronti di tutti quelli del suo seguito, raccomand? soprattutto, con particolare insistenza, di non far niente con volgarit?. Rifiut? eredit? che gli avevano lasciato persone con figli. Nel testamento di Rustio Cepione, annull? perfino una clausola che imponeva al suo erede di versare tutti gli anni una certa somma ad ogni senatore che faceva il suo ingresso nella curia. Liber? da ogni addebito tutti gli accusati il cui nome era in sospeso presso il tesoro da oltre un quinquennio, e non permise di perseguirli ancora se non dopo un anno, stabilendo che, qualora l'accusatore avesse perduto la causa, venisse punito con l'esilio. Quanto ai segretari dei questori che facevano commercio, secondo l'usanza, ma contrariamente alla legge Clodia, fece loro grazia per il passato. Dopo la divisione delle terre tra i veterani, erano rimasti, spezzettati, piccoli appezzamenti non attribuiti: li lasci? ai vecchi proprietari, per diritto di prescrizione. Represse le accuse di evasione fiscale, punendone rigorosamente gli autori, e di lui si citano queste parole: ?Un principe che non castiga i delatori, li incoraggia.?
 

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