[6] Ad voluptatem oratoriae eloquentiae transeo, cuius iucunditas non uno aliquo momento, sed omnibus prope diebus ac prope omnibus horis contingit. Quid enim dulcius libero et ingenuo animo et ad voluptates honestas nato quam videre plenam semper et frequentem domum suam concursu splendidissimorum hominum? idque scire non pecuniae, non orbitati, non officii alicuius administrationi, sed sibi ipsi dari? ipsos quin immo orbos et locupletes et potentis venire plerumque ad iuvenem et pauperem, ut aut sua aut amicorum discrimina commendent. ullane tanta ingentium opum ac magnae potentiae voluptas quam spectare homines veteres et senes et totius orbis gratia subnixos in summa rerum omnium abundantia confitentis, id quod optimum sit se non habere? iam vero qui togatorum comitatus et egressus! Quae in publico species! Quae in iudiciis veneratio! Quod illud gaudium consurgendi adsistendique inter tacentis et in unum conversos! coire populum et circumfundi coram et accipere adfectum, quemcumque orator induerit! vulgata dicentium gaudia et imperitorum quoque oculis exposita percenseo: illa secretiora et tantum ipsis orantibus nota maiora sunt. Sive accuratam meditatamque profert orationem, est quoddam sicut ipsius dictionis, ita gaudii pondus et constantia; sive novam et recentem curam non sine aliqua trepidatione animi attulerit, ipsa sollicitudo commendat eventum et lenocinatur voluptati. Sed extemporalis audaciae atque ipsius temeritatis vel praecipua iucunditas est; nam [in] ingenio quoque, sicut in agro, quamquam [grata sint quae] diu serantur atque elaborentur, gratiora tamen quae sua sponte nascuntur.
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6. ?Ora passo al piacere che procura l'eloquenza di un vero oratore: si tratta di un diletto che non dura un istante fuggevole, ma ? di quasi tutti i giorni, anzi di quasi tutte le ore. Infatti, per un animo libero e generoso, nato per i nobili piaceri, cosa c'? di pi? dolce che vedere la propria casa sempre piena e affollata dalle personalit? pi? in vista che vi accorrono, e sapere che ? un omaggio reso non alla ricchezza n? all'assenza di eredi, n? all'essere titolare di qualche carica pubblica, ma solo alla propria persona? Anzi, chi non ha eredi e i ricchi e i potenti spesso si presentano da un giovane, magari povero, per affidargli nel momento critico gli interessi propri e quelli degli amici. Ingenti ricchezze e un potere grande non danno forse un piacere pari a quello di vedere uomini maturi d'antico nome ed esperienza, forti della devozione espressa loro dal mondo intero, ammettere, nel pieno della disponibilit? di ogni bene, di non possedere il bene pi? prezioso di tutti? E quanta gente in toga lo accompagna quando esce! Che figura fa in pubblico! Di che deferente rispetto gode in tribunale! Che gioia ? alzarsi in piedi e stagliarsi in mezzo a persone che tacciono, con addosso gli occhi di tutti! Vedere la gente accorrere e fargli ressa attorno e vivere, come proprio, quel sentimento, qualunque sia, di cui l'oratore ha voluto rivestirsi! Sto elencando gioie ben note, che stanno sotto gli occhi anche degli incompetenti: ma ve ne sono ben altre, maggiori, pi? segrete e note solo a chi parla. Se pronuncia un'orazione elaborata e meditata, la gioia che ne deriva, proprio come il discorso pronunciato, ha un che di solido e di durevole; se produce invece, non senza qualche tremore, una composizione nuova, appena terminata, la stessa emozione gioca a favore del successo e aggiunge raffinatezza al piacere. Ma il compiacimento prodotto dall'audacia, anzi dalla temerit? dell'improvvisazione, ? senza dubbio il pi? grande; perch? il talento ? come la terra: per quanto altre piante vengano seminate e cresciute con lungo e accurato lavoro, pi? gradite sono quelle che nascono spontaneamente.?
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