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Ovidio - database
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autore
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Tacito
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De oratoria,10
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originale
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[10] Ne opinio quidem et fama, cui soli serviunt et quod unum esse pretium omnis laboris sui fatentur, aeque poetas quam oratores sequitur, quoniam mediocris poetas nemo novit, bonos pauci. Quando enim rarissimarum recitationum fama in totam urbem penetrat? Nedum ut per tot provincias innotescat. Quotus quisque, cum ex Hispania vel Asia, ne quid de Gallis nostris loquar, in urbem venit, Saleium Bassum requirit? Atque adeo si quis requirit, ut semel vidit, transit et contentus est, ut si picturam aliquam vel statuam vidisset. Neque hunc meum sermonem sic accipi volo, tamquam eos, quibus natura sua oratorium ingenium denegavit, deterream a carminibus, si modo in hac studiorum parte oblectare otium et nomen inserere possunt famae. Ego vero omnem eloquentiam omnisque eius partis sacras et venerabilis puto, nec solum cothurnum vestrum aut heroici carminis sonum, sed lyricorum quoque iucunditatem et elegorum lascivias et iamborum amaritudinem [et] epigrammatum lusus et quamcumque aliam speciem eloquentia habeat, anteponendam ceteris aliarum artium studiis credo. Sed tecum mihi, Materne, res est, quod, cum natura tua in ipsam arcem eloquentiae ferat, errare mavis et summa adepturus in levioribus subsistis. ut si in Graecia natus esses, ubi ludicras quoque artis exercere honestum est, ac tibi Nicostrati robur ac vires di dedissent, non paterer inmanis illos et ad pugnam natos lacertos levitate iaculi aut iactu disci vanescere, sic nunc te ab auditoriis et theatris in forum et ad causas et ad vera proelia voco, cum praesertim ne ad illud quidem confugere possis, quod plerisque patrocinatur, tamquam minus obnoxium sit offendere poetarum quam oratorum studium. Effervescit enim vis pulcherrimae naturae tuae, nec pro amico aliquo, sed, quod periculosius est, pro Catone offendis. Nec excusatur offensa necessitudine officii aut fide advocationis aut fortuitae et subitae dictionis impetu: meditatus videris [aut] elegisse personam notabilem et cum auctoritate dicturam. Sentio quid responderi possit: hinc ingentis [ex his] adsensus, haec in ipsis auditoriis praecipue laudari et mox omnium sermonibus ferri. Tolle igitur quietis et securitatis excusationem, cum tibi sumas adversarium superiorem. Nobis satis sit privatas et nostri saeculi controversias tueri, in quibus [expressis] si quando necesse sit pro periclitante amico potentiorum aures offendere, et probata sit fides et libertas excusata."
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traduzione
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10. ?Neppure la notoriet? e la fama, l'unico fine a cui si piegano e che protestano essere la sola ricompensa della loro fatica, arridono ai poeti come agli oratori, perch? nessuno conosce i poeti mediocri e pochi conoscono quelli buoni. Quando mai, infatti, la fama di una recitazione di versi, pure straordinaria, si diffonde per tutta la citt?? E non parliamo della possibilit? che si dispieghi nelle numerose province! Quante persone venute a Roma dalla Spagna o dall'Asia, per non dire dei nostri Galli, chiedono di Saleio Basso? E anche se capita che qualcuno chieda di lui, una volta che l'ha visto passa oltre ed ? pago, come se avesse visto un dipinto o una statua. Non voglio, per?, che si intenda il mio discorso come se io stessi cercando di distogliere dalla poesia quelli cui la natura ha negato il talento oratorio, se possono, con questa particolare attivit? intellettuale, occupare piacevolmente il tempo libero e inserire il proprio nome tra quelli famosi. Il mio pensiero ? che sia sacra e venerabile tutta l'espressione colta della parola e ogni suo aspetto, e non solo la vostra tanto cara tragedia e la sonorit? dell'epica, ma anche la dolcezza della poesia lirica e il gioco seducente dell'elegia e la mordacit? dei giambi e il tono scherzoso degli epigrammi e, a mio parere, qualunque altra forma assuma l'espressione colta della parola ? da anteporsi alla pratica di altre arti. Ma me la prendo con te, Materno, per il fatto che, mentre le tue doti naturali ti portano alle vette dell'eloquenza, preferisci vagabondare e, pur avendo gi? toccato la cima, ti arresti sul pendio. Allo stesso modo, se tu fossi nato in Grecia, dove ? rispettabile praticare anche arti destinate al divertimento, e se gli d?i ti avessero dato la grande forza fisica di Nicostrato, non consentirei che quegli enormi muscoli, nati per la lotta, si sprecassero nel volo leggero del giavellotto o nel lancio del disco; cos?, ora, ti richiamo dalle sale di recitazione e dai teatri al foro e ai processi e alle vere battaglie, tanto pi? che non puoi ricorrere a una scusa generalmente invocata, cio? che la pratica della poesia rispetto a quella dell'oratoria rischia di arrecare meno male agli altri. Infatti, la forza della tua natura nobilissima prorompe e, se non colpisci in difesa di un amico, colpisci - il che ? pi? pericoloso - in difesa di Catone. E il tuo attacco non trova giustificazione nell'obbligo di svolgere un compito o nella dedizione al tuo ruolo di avvocato o nella foga di una parola casuale e improvvisa: no, sembra che tu abbia scelto consapevolmente una personalit? ben nota, le cui parole non possono non avere molto peso. Mi immagino la possibile risposta: ? questo che produce gli applausi interminabili, sono queste le parole che nelle sale di recitazione suscitano particolari consensi e poi diventano il tema di tutte le conversazioni. Ma, allora, lascia cadere la scusa della tranquillit? e della sicurezza, visto che vai a cercarti un avversario che sta al di sopra di te. A noi pu? bastare vedercela con controversie private e attuali, in cui se capita di dovere per forza offendere le orecchie dei potenti in difesa di un amico in difficolt?, se non altro viene lodata la fedelt? al cliente e la libert? di parola trova giustificazione.?
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