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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Tacito
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De oratoria,41
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originale
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[41] Sic quoque quod superest [antiquis oratoribus fori] non emendatae nec usque ad votum compositae civitatis argumentum est. Quis enim nos advocat nisi aut nocens aut miser? Quod municipium in clientelam nostram venit, nisi quod aut vicinus populus aut domestica discordia agitat? Quam provinciam tuemur nisi spoliatam vexatamque? Atqui melius fuisset non queri quam vindicari. Quod si inveniretur aliqua civitas, in qua nemo peccaret, supervacuus esset inter innocentis orator sicut inter sanos medicus. Quo modo tamen minimum usus minimumque profectus ars medentis habet in iis gentibus, quae firmissima valetudine ac saluberrimis corporibus utuntur, sic minor oratorum honor obscuriorque gloria est inter bonos mores et in obsequium regentis paratos. Quid enim opus est longis in senatu sententiis, cum optimi cito consentiant? Quid multis apud populum contionibus, cum de re publica non imperiti et multi deliberent, sed sapientissimus et unus? Quid voluntariis accusationibus, cum tam raro et tam parce peccetur? Quid invidiosis et excedentibus modum defensionibus, cum clementia cognoscentis obviam periclitantibus eat? credite, optimi et in quantum opus est disertissimi viri, si aut vos prioribus saeculis aut illi, quos miramur, his nati essent, ac deus aliquis vitas ac [vestra] tempora repente mutasset, nec vobis summa illa laus et gloria in eloquentia neque illis modus et temperamentum defuisset: nunc, quoniam nemo eodem tempore adsequi potest magnam famam et magnam quietem, bono saeculi sui quisque citra obtrectationem alterius utatur."
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traduzione
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41. ?Allo stesso modo quella vitalit? del foro, che sopravvisse agli antichi oratori, ? prova di uno stato non corretto e regolato alla perfezione. Chi infatti ricorre a noi avvocati, se non un colpevole o una vittima? Quale municipio chiede, come cliente, la nostra protezione, se non sotto la pressione di un popolo vicino o di lotte interne? Quale provincia difendiamo, che non sia stata spogliata e oppressa? Certo sarebbe meglio non doversi lamentare che chiedere giustizia. E se poi si trovasse una comunit? in cui nessuno commette errori, l'oratore sarebbe, tra persone senza colpa, superfluo come un medico fra sani. E come l'arte medica ha un minimo impiego e un minimo profitto tra popoli che godono di ottima salute e hanno una forte costituzione, cos? minore ? il prestigio degli oratori e pi? pallida la loro gloria in una societ? incorrotta e disposta a obbedire a chi comanda. Che bisogno c'?, infatti, di lunghe argomentazioni in senato, quando i migliori l? si accordano subito? A che servono tante arringhe davanti al popolo, quando non ? una moltitudine ignorante a operare le scelte politiche, bens? uno solo, il pi? saggio? Perch? prendere l'iniziativa di presentare accuse, quando si pecca cos? di rado e cos? poco? Quale lo scopo di attirarsi l'odio con difese interminabili, quando la clemenza del giudice viene incontro all'accusato in pericolo? Credetemi, ottimi amici, voi che possedete tutta l'eloquenza che i tempi richiedono: se voi foste nati nel tempo passato e gli oratori che non ammiriamo fossero nati in questo tempo, e se un dio capovolgesse all'improvviso le vostre vite e le vostre epoche, non sarebbe mancata a voi quella celebrit? e quella gloria da loro ottenuta nell'eloquenza e a essi la misura e il senso di moderazione che avete voi. Ma poich? a nessuno ? dato di ottenere insieme una grande fama e una grande pace, apprezzi ciascuno i vantaggi del proprio tempo, senza denigrare le altre et?.?
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