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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Tacito
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Storie I, 32
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originale
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[32] Vniversa iam plebs Palatium implebat, mixtis servitiis et dissono clamore caedem Othonis et coniuratorum exitium poscentium ut si in circo aut theatro ludicrum aliquod postularent: neque illis iudicium aut veritas, quippe eodem die diversa pari certamine postulaturis, sed tradito more quemcumque principem adulandi licentia adclamationum et studiis inanibus. Interim Galbam duae sententiae distinebat: Titus Vinius manendum intra domum, opponenda servitia, firmandos aditus, non eundum ad iratos censebat: daret malorum paenitentiae, daret bonorum consensui spatium: scelera impetu, bona consilia mora valescere, denique eundi ultro, si ratio sit, eandem mox facultatem, regressum, si paeniteat, inaliena potestate.
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traduzione
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32. Gi? tutta la plebaglia, mescolata agli schiavi, riempiva il Palazzo, chiedendo, in un chiasso disordinato, la testa di Otone e la morte dei congiurati, come se, al circo o a teatro, reclamassero un divertimento, ma senza una scelta vera, senza sincerit?: lo stesso giorno avrebbero preteso il contrario con altrettanto accanimento. Era ormai una tradizione adulare qualsiasi principe con sfrenate acclamazioni e inconsistenti entusiasmi.
Frattanto Galba non riusciva a risolversi tra due pareri diversi. Tito Vinio proponeva di barricarsi nel Palazzo, mobilitare gli schiavi, bloccare le entrate, non affrontare i ribelli scatenati. I colpevoli dovevano avere il tempo di ravvedersi, gli onesti di concertare un'azione comune: il crimine, diceva, punta sull'impeto, le decisioni sagge si affermano lentamente; infine, avrebbero sempre avuto la possibilit? di contrattaccare, se cos? avessero scelto, mentre tornare indietro, in caso di pentimento, sarebbe dipeso da altri.
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