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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Tacito
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Storie I, 40
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originale
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[40] Agebatur huc illuc Galba vario turbae fluctuantis impulsu, completis undique basilicis ac templis, lugubri prospectu. neque populi aut plebis ulla vox, sed attoniti vultus et conversae ad omnia aures; non tumultus, non quies, quale magni metus et magnae irae silentium est. Othoni tamen armari plebem nuntiabatur; ire praecipitis et occupare pericula iubet. igitur milites Romani, quasi Vologaesum aut Pacorum avito Arsacidarum solio depulsuri ac non imperatorem suum inermem et senem trucidare pergerent, disiecta plebe, proculcato senatu, truces armis, rapidi equis forum inrumpunt. nec illos Capitolii aspectus et imminentium templorum religio et priores et futuri principes terruere quo minus facerent scelus cuius ultor est quisquis successit.
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traduzione
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40. Di qua, di l? era risospinto Galba, secondo l'ondeggiare di una folla incerta, fra basiliche e templi gremiti di gente accorsa da ogni parte. Uno spettacolo lugubre. Nessun grido del popolo o della plebe; la costernazione sui volti, le orecchie tese a ogni rumore; non confusione, non calma: era il silenzio delle grandi paure e delle grandi collere. Tuttavia riferiscono a Otone che la plebe si stava armando: ordina ai suoi di precipitarsi a prevenire il pericolo. Sicch? dei soldati romani, come se corressero a cacciare Vologese o Pacoro dall'avito trono degli Arsacidi e non a trucidare il loro imperatore inerme e vecchio, dispersa la plebe, calpestato il senato, brandendo le armi con furia selvaggia, caricano coi cavalli e irrompono nel foro. N? la vista del Campidoglio, n? la sacralit? dei templi sovrastanti, n? il pensiero dei principi passati e futuri, pot? distogliere questi uomini da un delitto, il cui vendicatore ? sempre chi all'impero succede.
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