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Progetto
Ovidio - database
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Tacito
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Storie I, 41
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originale
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[41] Viso comminus armatorum agmine vexillarius comitatae Galbam cohortis (Atilium Vergilionem fuisse tradunt) dereptam Galbae imaginem solo adflixit: eo signo manifesta in Othonem omnium militum studia, desertum fuga populi forum, destricta adversus dubitantis tela. iuxta Curtii lacum trepidatione ferentium Galba proiectus e sella ac provolutus est. extremam eius vocem, ut cuique odium aut admiratio fuit, varie prodidere. alii suppliciter interrogasse quid mali meruisset, paucos dies exolvendo donativo deprecatum: plures obtulise ultro percussoribus iugulum: agerent ac ferirent, si ita [e] re publica videretur. non interfuit occidentium quid diceret. de percussore non satis constat: quidam Terentium evocatum, alii Laecanium; crebrior fama tradidit Camurium quintae decimae legionis militem impresso gladio iugulum eius hausisse. ceteri crura brachiaque (nam pectus tegebatur) foede laniavere; pleraque vulnera feritate et saevitia trunco iam corpori adiecta.
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traduzione
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41. Vistasi addosso quella schiera di armati, l'alfiere della coorte che scortava Galba (dicono che fosse Atilio Vergilione), strapp? dall'insegna l'immagine di Galba e la gett? a terra. A quel segnale, tutti i soldati si dichiararono per Otone; il popolo fugg? abbandonando il foro, gli incerti si videro le armi puntate addosso. Presso il lago Curzio, per il panico dei portatori, Galba venne sbalzato dalla lettiga e travolto. Le sue ultime parole variano in ragione dell'odio o dell'ammirazione di chi le ha riferite. Per alcuni avrebbe domandato con voce supplichevole che male aveva fatto, implorando pochi giorni per pagare il donativo; ma i pi? vogliono che abbia offerto lui stesso la gola ai suoi assassini, dicendo: ?Su, colpite, se lo esige il bene dello stato?. Parole cadute tra l'indifferenza dei suoi uccisori. L'identit? dell'assassino ? incerta: alcuni indicano Terenzio, un riservista, altri Lecanio; per la tradizione pi? corrente, sarebbe invece stato Camurio, un soldato della Quindicesima legione, a puntargli la spada alla gola e a trapassarlo. Gli altri gli dilaniarono orrendamente gambe e braccia (il petto era coperto dalla corazza); molte ferite gli vennero inferte per disumana ferocia, quand'era ormai un corpo smembrato.
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