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Tacito
Storie II, 14
 
originale
 
[14] Imminere provinciae Narbonensi, in verba Vitellii adactae, classem Othonis trepidi nuntii Fabio Valenti attulere; aderant legati coloniarum auxilium orantes. duas Tungrorum cohortis, quattuor equitum turmas, universam Trevirorum alam cum Iulio Classico praefecto misit, e quibus pars in colonia Foroiuliensi retenta, ne omnibus copiis in terrestre iter versis vacuo mari classis adceleraret. duodecim equitum turmae et lecti e cohortibus adversus hostem iere, quibus adiuncta Ligurum cohors, vetus loci auxilium, et quingenti Pannonii, nondum sub signis. nec mora proelio: sed acies ita instructa ut pars classicorum mixtis paganis in collis mari propinquos exurgeret, quantum inter collis ac litus aequi loci praetorianus miles expleret, in ipso mari ut adnexa classis et pugnae parata conversa et minaci fronte praetenderetur: Vitelliani, quibus minor peditum vis, in equite robur, Alpinos proximis iugis, cohortis densis ordinibus post equitem locant. Trevirorum turmae obtulere se hosti incaute, cum exciperet contra veteranus miles, simul a latere saxis urgeret apta ad iaciendum etiam paganorum manus, qui sparsi inter milites, strenui ignavique, in victoria idem audebant. additus perculsis terror invecta in terga pugnantium classe: ita undique clausi, deletaeque omnes copiae forent ni victorem exercitum attinuisset obscurum noctis, obtentui fugientibus.
 
traduzione
 
14. Trepidi messi avvisarono Fabio Valente della minaccia che la flotta di Otone costituiva per la Gallia Narbonense, legata con giuramento a Vitellio; del resto gi? erano giunti a lui rappresentanti delle colonie a chiedere aiuto. Valente destin? a contrastare gli Otoniani due coorti di Tungri, quattro squadroni di cavalleria e tutta la cavalleria ausiliaria dei Treviri al comando del prefetto Giulio Classico, ma una parte la trattenne nella colonia di Forum Iulii, per non favorire, inviando tutte le truppe sul fronte terrestre, un rapido intervento della flotta di Otone dalla parte del mare, lasciato al suo controllo. Dodici squadroni di cavalieri e reparti scelti di fanteria ausiliaria mossero incontro al nemico; vi si aggiunse una coorte di Liguri, vecchia guarnigione locale, e cinquecento reclute di Pannonia, non ancora assegnate ai reparti. Lo scontro non si fece attendere. Questo lo schieramento degli Otoniani: una parte dei soldati di marina, mescolati a gente del posto, teneva le colline vicine al mare; il piano compreso tra le colline e il litorale era occupato dai pretoriani, e sul mare, quasi a continuazione di questi, la flotta, in assetto di guerra e con le prue puntate sul nemico, distendeva il suo fronte minaccioso. I Vitelliani, inferiori per fanteria, puntavano invece sulla cavalleria: dispongono gli alpigiani sulle alture vicine e le coorti, in file serrate, alle spalle dei cavalieri. Gli squadroni dei Treviri si esposero incautamente ai colpi del nemico, e si trovarono i veterani di fronte, mentre di lato vengono centrati da una fitta gragnuola di sassi lanciati anche da gruppi di indigeni, abili in questa tecnica, i quali, mescolati ai soldati, coraggiosi o meno che fossero, si mostravano tutti audaci nella vittoria. A maggiore terrore dei Vitelliani, gi? soccombenti, la flotta si port? alle loro spalle, sicch?, chiusi da ogni lato, sarebbero stati annientati, ma l'oscurit? della notte arrest? l'esercito vittorioso, coprendo la ritirata.
 

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