[15] Nec Vitelliani quamquam victi quievere: accitis auxiliis securum hostem ac successu rerum socordius agentem invadunt. caesi vigiles, perrupta castra, trepidatum apud navis, donec sidente paulatim metu, occupato iuxta colle defensi, mox inrupere. atrox ibi caedes, et Tungrarum cohortium praefecti sustentata diu acie telis obruuntur. ne Othonianis quidem incruenta victoria fuit, quorum improvide secutos conversi equites circumvenerunt. ac velut pactis indutiis, ne hinc classis inde eques subitam formidinem inferrent, Vitelliani retro Antipolim Narbonensis Galliae municipium, Othoniani Albingaunum interioris Liguriae revertere.
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15. Ma, pur battuti, i Vitelliani non si diedero per vinti. Chiamano i rinforzi e contrattaccano, cogliendo un nemico che si sentiva sicuro e si muoveva, dopo il successo, con insufficiente cautela. Massacrano le sentinelle, forzano il campo. La flotta vive momenti di panico, ma poi la paura va scemando e gli Otoniani, trinceratisi su un'altura vicina da essi occupata, contrattaccarono a loro volta. Fu una carneficina tremenda e i prefetti delle coorti tungre, per merito dei quali esse avevano tenuto testa al nemico, cadono sotto un nugolo di dardi. La vittoria, tuttavia, cost? sangue anche agli Otoniani: i cavalieri nemici, con manovra aggirante, presero in mezzo quanti di loro s'erano buttati incauti all'inseguimento. Poi, come per tacito accordo di tregua che bloccasse le incursioni della flotta da una parte e dei cavalieri dall'altra, i Vitelliani si ritirarono verso Antipoli, municipio della Gallia Narbonense, e gli Otoniani verso Albingauno, citt? della Liguria interna.
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