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Ovidio


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Tacito
Storie II, 16
 
originale
 
[16] Corsicam ac Sardiniam ceterasque proximi maris insulas fama victricis classis in partibus Othonis tenuit. sed Corsicam prope adflixit Decumi Pacarii procuratoris temeritas, tanta mole belli nihil in summam profutura, ipsi exitiosa. namque Othonis odio iuvare Vitellium Corsorum viribus statuit, inani auxilio etiam si provenisset. vocatis principibus insulae consilium aperit, et contra dicere ausos, Claudium Pyrrichum trierarchum Liburnicarum ibi navium, Quintium Certum equitem Romanum, interfici iubet: quorum morte exterriti qui aderant, simul ignara et alieni metus socia imperitorum turba in verba Vitellii iuravere. sed ubi dilectum agere Pacarius et inconditos homines fatigare militiae muneribus occepit, laborem insolitum perosi infirmitatem suam reputabant: insulam esse quam incolerent, et longe Germaniam virisque legionum; direptos vastatosque classe etiam quos cohortes alaeque protegerent. et aversi repente animi, nec tamen aperta vi: aptum tempus insidiis legere. digressis qui Pacarium frequentabant, nudus et auxilii inops balineis interficitur; trucidati et comites. capita ut hostium ipsi interfectores ad Othonem tulere; neque eos aut Otho praemio adfecit aut puniit Vitellius, in multa conluvie rerum maioribus flagitiis permixtos.
 
traduzione
 
16. La notizia della vittoria riportata dalla flotta conserv? fedeli a Otone la Corsica, la Sardegna e le altre isole del Tirreno. Ma la Corsica sfior? la rovina per una scelta temeraria del procuratore Decimo Pacario, scelta comunque ininfluente nel quadro generale della guerra, date le sue proporzioni, ma a lui fatale. Questi decise, per odio verso Otone, di aiutare Vitellio con le forze c?rse: contributo inutile anche in caso di successo. Comunica il suo progetto alle principali autorit? dell'isola, appositamente convocate, e chi si oppone, come il trierarca delle navi liburniche stanziate in Corsica Claudio Pirrico e il cavaliere romano Quinzio Certo, lo fa eliminare. Terrorizzati da queste esecuzioni, gli altri convenuti e la gente comune ignara, associatasi al terrore altrui, giurarono fedelt? a Vitellio. Ma quando Pacario cominci? ad arruolare uomini e a sottoporre quegli uomini, che nulla sanno di disciplina, al rigore dell'addestramento militare, essa, nel detestare l'insolita fatica, cominci? a prender coscienza della propria debolezza: nulla pi? che un'isola era la loro e lontana stava la Germania col peso delle sue legioni; avevano subito saccheggi e devastazioni da parte della flotta anche popolazioni difese da coorti e cavalieri. Improvviso allora scatt? il voltafaccia ma senza scoperta violenza. Scelsero l'occasione buona per un agguato: un giorno, al ritirarsi di quanti abitualmente lo frequentavano, uccidono Pacario nudo e senza difesa nel bagno e massacrano anche il suo seguito. Gli autori del massacro portarono a Otone, di persona, le loro teste, come fossero di nemici. Non ebbero per? da lui premi, n? punizioni da Vitellio: nello sconvolgimento generale si perse il loro delitto in mezzo a ben altri pi? gravi.
 

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