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Ovidio


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brano
 
Tacito
Storie II, 29
 
originale
 
[29] Haec ferociter iactando, postquam immissis lictoribus Valens coercere seditionem coeptabat, ipsum invadunt, saxa iaciunt, fugientem sequuntur. spolia Galliarum et Viennensium aurum, pretia laborum suorum, occultare clamitantes, direptis sarcinis tabernacula ducis ipsamque humum pilis et lanceis rimabantur; nam Valens servili veste apud decurionem equitum tegebatur. tum Alfenus Varus praefectus castrorum, deflagrante paulatim seditione, addit consilium, vetitis obire vigilias centurionibus, omisso tubae sono, quo miles ad belli munia cietur. igitur torpere cuncti, circumspectare inter se attoniti et id ipsum quod nemo regeret paventes; silentio, patientia, postremo precibus ac lacrimis veniam quaerebant. ut vero deformis et flens et praeter spem incolumis Valens processit, gaudium miseratio favor: versi in laetitiam, ut est vulgus utroque immodicum, laudantes gratantesque circumdatum aquilis signisque in tribunal ferunt. ille utili moderatione non supplicium cuiusquam poposcit, ac ne dissimulans suspectior foret, paucos incusavit, gnarus civilibus bellis plus militibus quam ducibus licere.
 
traduzione
 
29. E allorch?, in mezzo a queste aspre proteste, Valente, nel tentativo di reprimere la sedizione, invi? i suoi littori, si scagliano contro la sua persona, lo bersagliano di sassi, lo inseguono mentre fugge. Vociando ch'egli teneva nascoste le spoglie delle Gallie e l'oro dei Viennesi, frutto delle loro fatiche, gli saccheggiano i bagagli, perquisiscono la tenda del comandante e ne frugano perfino il suolo con giavellotti e lance. Valente intanto, travestito da schiavo, stava acquattato presso un decurione di cavalleria. A questo punto, mentre la sommossa va sbollendo, il prefetto del campo Alfeno Varo ha un'idea risolutiva: vieta ai centurioni l'ispezione alle sentinelle, mentre le trombe non chiamano pi? i soldati ai loro doveri militari. Allora tutti, paralizzati, si guardavano in viso attoniti e smarriti, proprio per il fatto che nessuno dava loro ordini. Cercavano di farsi perdonare col silenzio, la sottomissione e infine con le preghiere e le lacrime. Quando poi, irriconoscibile, con le lacrime agli occhi ma incredibilmente incolume, apparve loro innanzi Valente, esultano di contentezza, commiserazione, entusiasmo: pazzi di gioia - perch? il volgo passa da un estremo all'altro - in una ovazione di lodi e di congratulazioni, lo circondano con aquile e insegne e lo portano sulla tribuna. Valente, con utile moderazione non chiese la testa di nessuno ma, a evitare sospetti con una scoperta finzione, rivolge accuse solo a pochi, ben sapendo che nella guerra civile la truppa conta pi? dei comandanti.
 

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