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brano
 
Tacito
Storie II, 37
 
originale
 
[37] Invenio apud quosdam auctores pavore belli seu fastidio utriusque principis, quorum flagitia ac dedecus apertiore in dies fama noscebantur, dubitasse exercitus num posito certamine vel ipsi in medium consultarent, vel senatui permitterent legere imperatorem, atque eo duces Othonianos spatium ac moras suasisse, praecipua spe Paulini, quod vetustissimus consularium et militia clarus gloriam nomenque Britannicis expeditionibus meruisset. ego ut concesserim apud paucos tacito voto quietem pro discordia, bonum et innocentem principem pro pessimis ac flagitiosissimis expetitum, ita neque Paulinum, qua prudentia fuit, sperasse corruptissimo saeculo tantam vulgi moderationem reor ut qui pacem belli amore turbaverant, bellum pacis caritate deponerent, neque aut exercitus linguis moribusque dissonos in hunc consensum potuisse coalescere, aut legatos ac duces magna ex parte luxus egestatis scelerum sibi conscios nisi pollutum obstrictumque meritis suis principem passuros.
 
traduzione
 
37. Leggo in alcuni autori che i due eserciti, o per paura della guerra o per avversione di entrambi i pr?ncipi, le cui disonoranti bassezze, col passare dei giorni, sempre pi? diventavano notorie, si domandarono se cessare le ostilit?, per prendere una decisione comune, oppure se rimettere al senato la scelta dell'imperatore; e che proprio in vista di ci? i comandanti otoniani avevano consigliato di prendere tempo, specie Paolino, che credeva di avere delle possibilit?, quale pi? anziano dei consolari e perch? noto generale che s'era conquistato un nome glorioso nelle spedizioni contro i Britanni. Quanto a me, se pur disposto ad ammettere che pochi sognassero segretamente la pace al posto della discordia e un principe buono e senza colpe invece di quei due sciagurati senza onore, non posso credere che Paolino, con tutto il suo senno, si sia aspettato dalle masse, in un'et? cos? corrotta, tanto senso di moderazione, per cui quanti avevano turbato la pace per amore di guerra, ora, per amore di pace avrebbero deposto la guerra; n? che i due eserciti, radicalmente diversi per lingua e costumi, avrebbero potuto ritrovarsi uniti su un tale accordo, n? che legati o comandanti, per la maggior parte ben consci della sregolatezza, delle miserie e delle scelleratezze loro personali, avrebbero accettato un principe se non macchiato e stretto ai vincoli dei meriti loro nei suoi confronti.
 

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