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Ovidio


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brano
 
Tacito
Storie II, 38
 
originale
 
[38] Vetus ac iam pridem insita mortalibus potentiae cupido cum imperii magnitudine adolevit erupitque; nam rebus modicis aequalitas facile habebatur. sed ubi subacto orbe et aemulis urbibus regibusve excisis securas opes concupiscere vacuum fuit, prima inter patres plebemque certamina exarsere. modo turbulenti tribuni, modo consules praevalidi, et in urbe ac foro temptamenta civilium bellorum; mox e plebe infima C. Marius et nobilium saevissimus L. Sulla victam armis libertatem in dominationem verterunt. post quos Cn. Pompeius occultior non melior, et numquam postea nisi de principatu quaesitum. non discessere ab armis in Pharsalia ac Philippis civium legiones, nedum Othonis ac Vitellii exercitus sponte posituri bellum fuerint: eadem illos deum ira, eadem hominum rabies, eaedem scelerum causae in discordiam egere. quod singulis velut ictibus transacta sunt bella, ignavia principum factum est. sed me veterum novorumque morum reputatio longius tulit: nunc ad rerum ordinem venio.
 
traduzione
 
38. L'antica e nei mortali da tempi remoti congenita brama del potere, con la crescita dell'impero, ingigant? ed esplose; finch? lo stato fu piccolo, risult? invece agevole garantire l'eguaglianza. Ma quando, dopo la conquista del mondo e l'annientamento di citt? e reami rivali, si pot? aspirare senza ostacoli a una potenza esente da rischi, allora divamparono le prime lotte tra patrizi e plebei. Ed ecco, ora le turbolenze dei tribuni, ora le sopraffazioni dei consoli e, nel cuore di Roma, le prime avvisaglie di guerra civile. Pi? tardi Gaio Mario, uscito dalla plebe pi? bassa, e Lucio Silla, il pi? crudele dei nobili, soffocarono con le armi la libert? e la stravolsero in dispotismo. In seguito tocc? a Gneo Pompeo, pi? ipocrita, non migliore. Dopo di lui l'unico obiettivo della lotta fu il principato. Non deposero le armi n? a Farsalo n? a Filippi legioni composte di cittadini; tanto pi? sarebbe stato improbabile che cessassero volontariamente la guerra gli eserciti di Otone e Vitellio: la stessa ira divina, lo stesso accanimento degli uomini, le stesse cause scellerate li precipitavano alla discordia. E se ogni volta le guerre si sono concluse quasi al primo colpo, fu per vilt? dei pr?ncipi. Ma queste mie riflessioni sui comportamenti vecchi e nuovi mi hanno portato lontano: torno alla mia narrazione.
 

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