Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Tacito
|
Storie II, 40
|
|
originale
|
|
[40] Non ut ad pugnam sed ad bellandum profecti confluentis Padi et Ardae fluminum, sedecim inde milium spatio distantis, petebant. Celso et Paulino abnuentibus militem itinere fessum, sarcinis gravem obicere hosti, non omissuro quo minus expeditus et vix quattuor milia passuum progressus aut incompositos in agmine aut dispersos et vallum molientis adgrederetur, Titianus et Proculus, ubi consiliis vincerentur, ad ius imperii transibant. aderat sane citus equo Numida cum atrocibus mandatis, quibus Otho increpita ducum segnitia rem in discrimen mitti iubebat, aeger mora et spei impatiens.
|
|
traduzione
|
|
40. Si misero in marcia con un equipaggiamento non da battaglia bens? da campagna militare, diretti alla confluenza del Po e dell'Arda, distante sedici miglia. Di fronte al rifiuto di Celso e Paolino di esporre i soldati, stanchi della marcia e appesantiti dall'attrezzatura militare, a un nemico che, libero da quell'ingombrante equipaggiamento e con un percorso da compiere di neanche quattro miglia, non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di attaccarli o nel disordine della marcia o sparsi alla costruzione delle difese del campo, Tiziano e Proculo, quando non sapevano ribattere alle argomentazioni, ricorrevano ai diritti del grado. Resta il fatto che era appena giunto al galoppo un cavaliere numida con un messaggio perentorio di Otone, il quale, redarguita l'inerzia dei capi, imponeva loro lo scontro decisivo: lo esasperava l'attesa, insofferente di dover sempre sperare.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|