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Ovidio


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autore
brano
 
Tacito
Storie II, 46
 
originale
 
[46] Opperiebatur Otho nuntium pugnae nequaquam trepidus et consilii certus. maesta primum fama, dein profugi e proelio perditas res patefaciunt. non expectavit militum ardor vocem imperatoris; bonum haberet animum iubebant: superesse adhuc novas viris, et ipsos extrema passuros ausurosque. neque erat adulatio: ire in aciem, excitare partium fortunam furore quodam et instinctu flagrabant. qui procul adstiterant, tendere manus, et proximi prensare genua, promptissimo Plotio Firmo. is praetorii praefectus identidem orabat ne fidissimum exercitum, ne optime meritos milites desereret: maiore animo tolerari adversa quam relinqui; fortis et strenuos etiam contra fortunam insistere spei, timidos et ignavos ad desperationem formidine properare. quas inter voces ut flexerat vultum aut induraverat Otho, clamor et gemitus. nec praetoriani tantum, proprius Othonis miles, sed praemissi e Moesia eandem obstinationem adventantis exercitus, legiones Aquileiam ingressas nuntiabant, ut nemo dubitet potuisse renovari bellum atrox, lugubre, incertum victis et victoribus.
 
traduzione
 
46. Aspettava Otone notizie della battaglia, senza paura, risoluto. Giungono dapprima brutte voci, poi gli scampati rendono evidente la catastrofe. L'ardore dei soldati non aspett? che l'imperatore parlasse. Gli gridavano di non disperare: restavano ancora forze fresche e loro erano pronti a osare tutto, fino alla morte. Non era adulazione: ardevano, in una sorta di eccitazione simile al delirio, dal desiderio di scendere in campo per risollevare la sorte della loro parte. I pi? lontani tendono le braccia, quelli a lui accanto gli abbracciano le ginocchia, e il pi? sollecito ? Plozio Firmo. Questi, prefetto del pretorio, lo supplicava di non abbandonare un esercito a lui fedelissimo e soldati tanto degni della sua riconoscenza: ci voleva pi? forza d'animo ad affrontare le avversit? che a fuggirle; chi ? forte e coraggioso, continua a sperare anche contro la fortuna, mentre sono i deboli e i vili ad abbandonarsi per paura alla disperazione. E, a seconda che, in mezzo a tali suppliche, trasparisse dal volto intenerimento o dura determinazione, s'alzavano grida di gioia o di dolore. Non solo i pretoriani, i soldati che si sentivano pi? vicini a Otone, ma anche avanguardie giunte dalla Mesia testimoniavano che eguale era la determinazione dell'esercito in arrivo e annunciavano che le legioni erano entrate in Aquileia; sicch? oggi nessuno mette in dubbio che si sarebbe potuta riaccendere una guerra atroce, lugubre, incerta per vinti e vincitori.
 

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