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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Tacito
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Storie II, 47
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originale
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[47] Ipse aversus a consiliis belli 'hunc' inquit 'animum, hanc virtutem vestram ultra periculis obicere nimis grande vitae meae pretium puto. quanto plus spei ostenditis, si vivere placeret, tanto pulchrior mors erit. experti in vicem sumus ego ac fortuna. nec tempus conputaveritis: difficilius est temperare felicitati qua te non putes diu usurum. civile bellum a Vitellio coepit, et ut de principatu certaremus armis initium illic fuit: ne plus quam semel certemus penes me exemplum erit; hinc Othonem posteritas aestimet. fruetur Vitellius fratre, coniuge, liberis: mihi non ultione neque solaciis opus est. alii diutius imperium tenuerint, nemo tam fortiter reliquerit. an ego tantum Romanae pubis, tot egregios exercitus sterni rursus et rei publicae eripi patiar? eat hic mecum animus, tamquam perituri pro me fueritis, set este superstites. nec diu moremur, ego incolumitatem vestram, vos constantiam meam. plura de extremis loqui pars ignaviae est. praecipuum destinationis meae documentum habete quod de nemine queror; nam incusare deos vel homines eius est qui vivere velit.'
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traduzione
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47. Ma Otone, contrario a propositi di guerra, cos? rispose: ?Esporre pi? a lungo ai pericoli questa vostra devozione, questo vostro valore ?, ritengo, un prezzo troppo alto per la mia vita. Tanto pi? grande ? la speranza che mi offrite, qualora volessi vivere, tanto pi? bella sar? la morte. Io e la fortuna ci siamo misurati reciprocamente. Non calcolate la durata: ? pi? difficile usare moderazione nella felicit?, quando si sa che il suo tempo ? breve. La guerra civile ? stata aperta da Vitellio, quello ? l'inizio della contesa in armi per il principato: voglio costituire un esempio, perch? non si combatta per esso pi? di una volta. Da tale esempio giudichino i posteri Otone. Abbia Vitellio la gioia del fratello, della moglie, dei figli: non ho bisogno n? di vendette n? di conforti. Se altri hanno tenuto pi? a lungo di me l'impero, nessuno l'avr? lasciato con maggiore forza d'animo. O dovr? accettare che tanta giovent? romana, tanti meravigliosi eserciti siano ancora una volta falciati a terra e strappati allo stato? Lasciate ch'io vada sapendo che sareste morti per me, ma siete vivi. Non ritardiamo pi? oltre, io la vostra incolumit?, voi la mia inflessibile decisione. Un lungo discorso d'addio ? una parte di vilt?. A prova suprema della mia determinazione, sappiate che non mi lamento di nessuno: prendersela con gli d?i o con gli uomini ? gesto di chi vuol vivere?.
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