[54] Intererat consiliis frater eius L. Vitellius seque iam adulantibus offerebat, cum repente Coenus libertus Neronis atroci mendacio universos perculit, adfirmans superventu quartae decimae legionis, iunctis a Brixello viribus, caesos victores; versam partium fortunam. causa fingendi fuit ut diplomata Othonis, quae neglegebantur, laetiore nuntio revalescerent. et Coenus quidem raptim in urbem vectus paucos post dies iussu Vitellii poenas luit: senatorum periculum auctum credentibus Othonianis militibus vera esse quae adferebantur. intendebat formidinem quod publici consilii facie discessum Mutina desertaeque partes forent. nec ultra in commune congressi sibi quisque consuluere, donec missae a Fabio Valente epistulae demerent metum. et mors Othonis quo laudabilior eo velocius audita.
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54. Presenziava alla riunione dei senatori suo fratello Lucio Vitellio e gi? si offriva alle loro adulazioni, quando d'un tratto, Ceno, liberto di Nerone, lasci? tutti stravolti con una feroce menzogna. Affermava che, per l'intervento della Quattordicesima legione e la sua congiunzione con le forze di Brescello, i vincitori erano stati annientati e la situazione rovesciata. Era ricorso a questa invenzione, per ridar valore, con una notizia smagliante, ai salvacondotti di Otone, ormai senza credito. Ceno si port? a Roma in gran fretta ma, nel giro di pochi giorni, scont? la sua colpa, per ordine di Vitellio. Tuttavia il pericolo per i senatori s'accrebbe, perch? i soldati otoniani diedero credito a quelle notizie. E moltiplicava la loro paura il fatto che la partenza da Modena aveva l'aspetto di una decisione ufficiale, interpretabile come abbandono della parte otoniana. A questo punto non si tennero pi? riunioni collegiali e ciascuno pensava alla sua persona, finch? non giunse una lettera di Fabio Valente a liberarli dalla paura. Quanto maggiore era l'ammirazione suscitata dalla morte di Otone, tanto pi? veloce la notizia si diffondeva.
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