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brano
 
Tacito
Storie II, 69
 
originale
 
[69] Postero die Vitellius senatus legatione, quam ibi opperiri iusserat, audita transgressus in castra ultro pietatem militum conlaudavit, frementibus auxiliis tantum impunitatis atque adrogantiae legionariis accessisse. Batavorum cohortes, ne quid truculentius auderent, in Germaniam remissae, principium interno simul externoque bello parantibus fatis. reddita civitatibus Gallorum auxilia, ingens numerus et prima statim defectione inter inania belli adsumptus. ceterum ut largitionibus adfectae iam imperii opes sufficerent, amputari legionum auxiliorumque numeros iubet vetitis supplementis; et promiscae missiones offerebantur. exitiabile id rei publicae, ingratum militi, cui eadem munia inter paucos periculaque ac labor crebrius redibant: et vires luxu corrumpebantur, contra veterem disciplinam et instituta maiorum apud quos virtute quam pecunia res Romana melius stetit.
 
traduzione
 
69. Il giorno seguente Vitellio ascolt? una legazione del senato, da cui s'era fatto raggiungere a Pavia; pass? poi al campo, dove prese l'iniziativa di lodare la devozione dei soldati, tra l'indignazione dei reparti ausiliari, nel vedere, oltre a quanto era successo, tanta impunit? e insolenza nei legionari. Le coorti dei Batavi, da cui si temeva una violenta reazione, furono inviate in Germania. Cos? il destino preparava l'avvio di una guerra interna ed esterna insieme. Si rinviarono nelle loro terre gli ausiliari della Gallia, un numero enorme di uomini mobilitato in tutta fretta all'inizio della ribellione di Vitellio, per impressionare l'avversario. Inoltre, per far quadrare il bilancio dell'impero, salassato dagli sperperi, comanda una riduzione degli effettivi delle legioni e degli ausiliari, vieta nuovi arruolamenti, offrendo possibilit? di congedo senza limitazioni. Misure queste rovinose per lo stato e malviste dai soldati, perch? se essi diminuivano, non diminuivano i compiti da assolvere e si moltiplicavano i rischi e la fatica. Intanto le loro forze si guastavano nella dissolutezza, in contrasto con la disciplina d'un tempo e le istituzioni degli antenati, le quali seppero assicurare meglio la potenza di Roma col valore e non col denaro.
 

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