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brano
 
Tacito
Storie II, 78
 
originale
 
[78] Post Muciani orationem ceteri audentius circumsistere, hortari, responsa vatum et siderum motus referre. nec erat intactus tali superstitione, ut qui mox rerum dominus Seleucum quendam mathematicum rectorem et praescium palam habuerit. recursabant animo vetera omina: cupressus arbor in agris eius conspicua altitudine repente prociderat ac postera die eodem vestigio resurgens procera et latior virebat. grande id prosperumque consensu haruspicum et summa claritudo iuveni admodum Vespasiano promissa, sed primo triumphalia et consulatus et Iudaicae victoriae decus implesse fidem ominis videbatur: ut haec adeptus est, portendi sibi imperium credebat. est Iudaeam inter Syriamque Carmelus: ita vocant montem deumque. nec simulacrum deo aut templum--sic tradidere maiores--: ara tantum et reverentia. illic sacrificanti Vespasiano, cum spes occultas versaret animo, Basilides sacerdos inspectis identidem extis 'quicquid est' inquit, 'Vespasiane, quod paras, seu domum extruereKGeu prolatare agros sive ampliare servitia, datur tibi magna sedes, ingentes termini, multum hominum.' has ambages et statim exceperat fama et tunc aperiebat; nec quicquam magis in ore vulgi. crebriores apud ipsum sermones, quanto sperantibus plura dicuntur. haud dubia destinatione discessere Mucianus Antiochiam, Vespasianus Caesaream: illa Syriae, hoc Iudaeae caput est.
 
traduzione
 
78. Dopo il discorso di Muciano, gli altri presenti, pi? ardimentosi, attorniano Vespasiano, lo incoraggiano e ricordano le profezie degli oracoli e i movimenti degli astri. Non era immune da tale superstizione quell'uomo che, ben presto signore del mondo, tenne vicino a s? un astrologo, certo Seleuco, con funzioni ufficiali di consigliere e di indovino. Riandavano col pensiero agli antichi presagi. Un cipresso altissimo, sulle sue terre, era improvvisamente crollato e, il giorno seguente, risorto nello stesso punto, svettava nel suo verde ancora pi? folto. Segno grande e, a concorde giudizio degli aruspici, propizio presagio, per Vespasiano giovane ancora, della pi? alta rinomanza: in un primo momento gli onori del trionfo, il consolato, la gloria della vittoria giudaica furono intesi come il pieno avverarsi del presagio; ma ora, dopo aver ottenuto tali successi, pensava che gli fosse presagito l'impero. Tra la Giudea e la Siria s'erge il Carmelo: ? il nome del monte e del dio. Il quale dio non ha, come vuole un'antica tradizione, n? simulacro n? tempio, ma solo un altare e il culto. Un giorno che l? sacrificava Vespasiano, ripensando alle sue segrete speranze, il sacerdote Basilide, dopo ripetuto esame delle viscere, disse: ?Qualunque sia il progetto che hai, costruire una casa, ampliare le tue terre, aumentare il numero degli schiavi, ti sono concesse sede grandiosa, vastit? di confini, moltitudine di uomini?. La fama, impadronitasi subito di questi enigmi, allora ne svelava il senso. N? d'altro pi? si parlava. Con maggiore frequenza se ne discorreva tra i suoi collaboratori, perch? si ha pi? da dire a chi pi? spera. Con propositi ormai fermi, partirono Muciano per Antiochia e Vespasiano per Cesarea, capitale della Siria l'una, della Giudea l'altra.
 

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