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Tacito
Storie II, 88
 
originale
 
[88] Multae et atroces inter se militum caedes, post seditionem Ticini coeptam manente legionum auxiliorumque discordia; ubi adversus paganos certandum foret, consensu. sed plurima strages ad septimum ab urbe lapidem. singulis ibi militibus Vitellius paratos cibos ut gladiatoriam saginam dividebat; et effusa plebes totis se castris miscuerat. incuriosos milites--vernacula utebantur urbanitate--quidam spoliavere, abscisis furtim balteis an accincti forent rogitantes. non tulit ludibrium insolens contumeliarum animus: inermem populum gladiis invasere. caesus inter alios pater militis, cum filium comitaretur; deinde agnitus et vulgata caede temperatum ab innoxiis. in urbe tamen trepidatum praecurrentibus passim militibus; forum maxime petebant, cupidine visendi locum in quo Galba iacuisset. nec minus saevum spectaculum erant ipsi, tergis ferarum et ingentibus telis horrentes, cum turbam populi per inscitiam parum vitarent, aut ubi lubrico viae vel occursu alicuius procidissent, ad iurgium, mox ad manus et ferrum transirent. quin et tribuni praefectique cum terrore et armatorum catervis volitabant.
 
traduzione
 
88. Numerose e tremende le risse sanguinose dei soldati tra loro, persistendo, dopo gli incidenti iniziati a Pavia, il disaccordo tra legionari e ausiliari: se per? si trattava di attaccar briga con la gente del posto c'era pieno accordo. Ma l'eccidio pi? grande si verific? a sette miglia da Roma. Vitellio distribuiva un rancio preparato come un pasto per gladiatori, e la plebe, uscita dalla citt?, s'era infiltrata per tutto l'accampamento. Alcuni soldati distratti vennero disarmati da gente che, con uno scherzo di bassa lega, tipico di Roma, sottraevano loro, tagliandoli, i cinturoni, per poi chiedere se avevano la spada al fianco. Quegli uomini, disavvezzi ad affronti del genere, reagirono male alla beffa: estrassero le spade e caricarono il popolo inerme. Rimase ucciso, tra gli altri, il padre di un soldato che s'accompagnava al figlio; fu riconosciuto, si riseppe dell'assassinio e ci? contenne la loro furia verso altri innocenti. Ma in citt? corse la paura per l'invasione di quei soldati: loro meta soprattutto il foro, ansiosi di vedere il luogo in cui era caduto Galba. Ma costituivano essi stessi uno spettacolo altrettanto raccapricciante: irsuti di pelli di belve e con lunghe picche, non avvezzi a passare tra la folla, se non riuscivano a scansarla oppure, scivolando sul terreno o urtati da qualcuno, finivano a terra, passavano dagli insulti alle mani e alle armi. Come non bastasse, prefetti e tribuni scorrazzavano per le strade con le loro bande armate in una scia di terrore.
 

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