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Ovidio


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Tacito
Storie II, 91
 
originale
 
[91] Apud civitatem cuncta interpretantem funesti ominis loco acceptum est quod maximum pontificatum adeptus Vitellius de caerimoniis publicis XV kalendas Augustas edixisset, antiquitus infausto die Cremerensi Alliensique cladibus: adeo omnis humani divinique iuris expers, pari libertorum amicorum socordia, velut inter temulentos agebat. sed comitia consulum cum candidatis civiliter celebrans omnem infimae plebis rumorem in theatro ut spectator, in circo ut fautor adfectavit: quae grata sane et popularia, si a virtutibus proficiscerentur, memoria vitae prioris indecora et vilia accipiebantur. ventitabat in senatum, etiam cum parvis de rebus patres consulerentur. ac forte Priscus Helvidius praetor designatus contra studium eius censuerat. commotus primo Vitellius, non tamen ultra quam tribunos plebis in auxilium spretae potestatis advocavit; mox mitigantibus amicis, qui altiorem iracundiam eius verebantur, nihil novi accidisse respondit quod duo senatores in re publica dissentirent; solitum se etiam Thraseae contra dicere. inrisere plerique impudentiam aemulationis; aliis id ipsum placebat quod neminem ex praepotentibus, sed Thraseam ad exemplar verae gloriae legisset.
 
traduzione
 
91. In una citt? amante di scoprire riposti significati in ogni cosa, venne inteso come funesto presagio il fatto che, assunta la carica di pontefice massimo, Vitellio avesse emanato un editto sul culto pubblico il 18 luglio, data infausta fin dai tempi antichi per le sconfitte del Cremera e dell'Allia: cos? agiva, incompetente d'ogni diritto umano e divino, circondato da pari stupidit? di liberti e amici, come in mezzo a ubriachi. Ma si faceva vedere coi candidati, nei comizi per l'elezione dei consoli, al fine di raccomandarli, quale semplice cittadino; e sollecitava il basso consenso dell'infima plebe, quale spettatore a teatro, come tifoso nel circo: gesti capaci di creargli simpatia e popolarit?, se avesse avuto alle spalle un passato di valore e di virt?, ma, nel ricordo della sua vita antecedente, erano intesi come segni di indecenza e di bassezza. Stava sempre in senato, anche per questioni da nulla. Capit? che Prisco Elvidio, pretore designato, esprimesse un parere contrario al suo. Risentito, Vitellio si limit?, in un primo momento, ad appellarsi ai tribuni della plebe a sostegno della sua autorit? calpestata; pi? tardi, gli amici, mentre cercavano di calmarlo, timorosi d'un suo pi? profondo risentimento, si sentirono rispondere che dopo tutto era normale che due senatori avessero divergenze su questioni politiche: lui stesso, anzi, era solito contraddire Trasea. Colsero i pi? la risibile impudenza del confronto; altri si compiacquero proprio per non aver egli citato, come modello di vera gloria, nessuno dei potenti, bens? Trasea.
 

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