[12] Ne in Vitellii quidem partibus quietae mentes: exitiosiore discordia non suspicionibus vulgi, sed perfidia ducum turbabantur. Lucilius Bassus classis Ravennatis praefectus ambiguos militum animos, quod magna pars Dalmatae Pannoniique erant, quae provinciae Vespasiano tenebantur, partibus eius adgregaverat. nox proditioni electa, ut ceteris ignaris soli in principia defectores coirent. Bassus pudore seu metu, quisnam exitus foret, intra domum opperiebatur. trierarchi magno tumultu Vitellii imagines invadunt; et paucis resistentium obtruncatis ceterum vulgus rerum novarum studio in Vespasianum inclinabat. tum progressus Lucilius auctorem se palam praebet. classis Cornelium Fuscum praefectum sibi destinat, qui propere adcucurrit. Bassus honorata custodia Liburnicis navibus Atriam pervectus a praefecto alae Vibennio Rufino, praesidium illic agitante, vincitur, sed exoluta statim vincula interventu Hormi Caesaris liberti: is quoque inter duces habebatur.
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12. Neppure tra le file dei Vitelliani gli animi erano tranquilli: li travagliavano discordie interne, tanto pi? funeste perch? dovute non a sospetti della truppa, bens? a slealt? dei capi. Il prefetto della flotta di Ravenna, Lucilio Basso, giocando sulla incertezza dei soldati, in quanto per lo pi? originari della Dalmazia e della Pannonia, province controllate da Vespasiano, li aveva fatti schierare dalla parte di quest'ultimo. Per il tradimento fu scelta una notte, per poter concentrare sul piazzale del comando, all'insaputa degli altri, solo gli organizzatori della ribellione. Basso, o per vergogna, o timoroso d'un insuccesso, rimase ad attendere nella sua abitazione. I comandanti delle navi fracassano, fra alte grida, le statue di Vitellio; massacrati i pochi che opponevano resistenza, la gran massa, smaniosa di novit?, piega verso Vespasiano. Si fa avanti allora Lucilio e si dichiara apertamente il promotore della rivolta. Ma la flotta si sceglie come prefetto Cornelio Fusco, che prontamente accorre. Basso, tenuto sotto controllo con la parvenza d'una guardia d'onore e scortato da navi liburniche, viene condotto ad Adria, dove il prefetto di cavalleria Vibennio Rufino, responsabile del presidio locale, lo mette agli arresti. Ma viene subito rilasciato per intervento di Ormo, un liberto del principe: anche questo individuo figurava tra i capi.
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