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Tacito
Storie IV, 67
 
originale
 
[67] Interea Iulius Sabinus proiectis foederis Romani monumentis Caesarem se salutari iubet magnamque et inconditam popularium turbam in Sequanos rapit, conterminam civitatem et nobis fidam; nec Sequani detractavere certamen. fortuna melioribus adfuit: fusi Lingones. Sabinus festinatum temere proelium pari formidine deseruit; utque famam exitii sui faceret, villam, in quam perfugerat, cremavit, illic voluntaria morte interisse creditus. sed quibus artibus latebrisque vitam per novem mox annos traduxerit, simul amicorum eius constantiam et insigne Epponinae uxoris exemplum suo loco reddemus. Sequanorum prospera acie belli impetus stetit. resipiscere paulatim civitates fasque et foedera respicere, principibus Remis, qui per Gallias edixere ut missis legatis in commune consultarent, libertas an pax placeret.
 
traduzione
 
67. Intanto Giulio Sabino, abbattuti i segni monumentali dell'alleanza con Roma, si fa chiamare Cesare e trascina una vasta e disordinata massa della sua gente contro i Sequani, popolazione contigua e a noi fedele. I Sequani accettarono di battersi. La fortuna arrise ai migliori: i Lingoni subirono una dura sconfitta. Sabino, tanto azzardato nel precipitare il combattimento, si rivel? altrettanto sopraffatto dalla paura nell'abbandonarlo. E per far credere alla sua morte, incendi? la casa in cui s'era rifugiato: si pens? quindi che si fosse suicidato. Ma con quali espedienti e in quali nascondigli abbia trascinato in seguito per nove anni la sua vita narrer? a tempo debito e insieme dir? della ferma solidariet? dei suoi amici e dell'esemplare sacrificio della moglie Epponina. Il successo in battaglia dei Sequani fren? l'impeto della guerra. Le popolazioni cominciarono poco alla volta a rinsavire e a tener conto dei sacri impegni pattuiti: l'iniziativa spett? ai Remi, i quali diffusero per le Gallie un bando, chiedendo l'invio di rappresentanti a una riunione generale, per decidere se si voleva la libert? o la pace.
 

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