[15] Tum primum e campo comitia ad patres translata sunt: nam ad eam diem, etsi potissima arbitrio principis, quaedam tamen studiis tribuum fiebant. neque populus ademptum ius questus est nisi inani rumore, et senatus largitionibus ac precibus sordidis exsolutus libens tenuit, moderante Tiberio ne plures quam quattuor candidatos commendaret sine repulsa et ambitu designandos. inter quae tribuni plebei petivere ut proprio sumptu ederent ludos qui de nomine Augusti fastis additi Augustales vocarentur. sed decreta pecunia ex aerario, utque per circum triumphali veste uterentur: curru vehi haud permissum. mox celebratio annua ad praetorem translata cui inter civis et peregrinos iurisdictio evenisset.
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15. Allora per la prima volta le elezioni dei magistrati passarono dal Campo Marzio al senato: infatti fino a quel giorno, bench? le cariche pi? elevate dipendessero dall'arbitrio del principe, alcune scelte si facevano rispettando le indicazioni delle trib?. Il popolo, espropriato di questo diritto, non protest? se non con sterili mormorii, e il senato, libero dalla necessit? di ricorrere a donativi ed esentato da umilianti preghiere, fu ben contento di esercitarlo, anche perch? Tiberio si poneva il limite di non raccomandare pi? di quattro candidati, designabili senza rischio di sconfitta e senza bisogno di brogli elettorali. Frattanto i tribuni della plebe chiesero di poter celebrare, a proprie spese, dei giochi che, introdotti nel calendario, si chiamassero, dal nome di Augusto, Augustali; ma si decise di organizzarli a carico dello stato, e che, nel circo, i tribuni indossassero la veste trionfale: non fu invece autorizzato l'uso del cocchio. In seguito la celebrazione annuale pass?, per competenza, a quel pretore cui fosse toccata la giurisdizione delle controversie tra cittadini e stranieri.
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