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Ovidio


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brano
 
Tacito
Annali I, 42
 
originale
 
[42] 'Non mihi uxor aut filius patre et re publica cariores sunt, sed illum quidem sua maiestas, imperium Romanum ceteri exercitus defendent. coniugem et liberos meos, quos pro gloria vestra libens ad exitium offerrem, nunc procul a furentibus summoveo, ut quidquid istud sceleris imminet, meo tantum sanguine pietur, neve occisus Augusti pronepos, interfecta Tiberii nurus nocentiores vos faciant. quid enim per hos dies inausum intemeratumve vobis? quod nomen huic coetui dabo? militesne appellem, qui filium imperatoris vestri vallo et armis circumsedistis? an civis, quibus tam proiecta senatus auctoritas? hostium quoque ius et sacra legationis et fas gentium rupistis. divus Iulius seditionem exercitus verbo uno compescuit, Quirites vocando qui sacramentum eius detrectabant: divus Augustus vultu et aspectu Actiacas legiones exterruit: nos ut nondum eosdem, ita ex illis ortos si Hispaniae Syriaeve miles aspernaretur, tamen mirum et indignum erat. primane et vicesima legiones, illa signis a Tiberio acceptis, tu tot proeliorum socia, tot praemiis aucta, egregiam duci vestro gratiam refertis? hunc ego nuntium patri laeta omnia aliis e provinciis audienti feram? ipsius tirones, ipsius veteranos non missione, non pecunia satiatos: hic tantum interfici centuriones, eici tribunos, includi legatos, infecta sanguine castra, flumina, meque precariam animam inter infensos trahere.
 
traduzione
 
42. ?Non la moglie, non il figlio mi sono pi? cari del padre e dello stato. Ma mio padre sar? protetto dalla sua maest?, il dominio di Roma da tutti gli altri eserciti. La mia sposa e i miei figli, che volentieri sacrificherei per la vostra gloria, ora li allontano da gente forsennata perch?, qualunque sia il delitto che incombe sul mio capo, lo sconti io solo col mio sangue, e perch? l'assassinio del pronipote di Augusto e l'uccisione della nuora di Tiberio non vi rendano ancora pi? colpevoli. In questi giorni voi avete osato e violato tutto il possibile! Come chiamare questo assembramento? Dovrei chiamare soldati voi che avete stretto d'assedio con armi e trincee il figlio del vostro imperatore? O dovrei chiamarvi cittadini, dopo che avete cos? svilito l'autorit? del senato? Avete infranto anche la legge valida per i nemici, cio? la sacralit? di una legazione e il diritto delle genti. Il divo Giulio blocc? con una sola parola la rivolta dell'esercito, chiamando Quiriti coloro che violavano il giuramento prestatogli; il divo Augusto, con la sola presenza e con lo sguardo, atterr? le legioni reduci da Azio; noi, che non siamo identici a loro, ma pure nati da loro, se un soldato di Spagna o di Siria osasse farci un affronto, lo considereremmo un fatto stupefacente e insopportabile. E siete proprio voi, tu prima legione che hai ricevuto le insegne da Tiberio, e tu ventesima, sua compagna di tante battaglie, onorata con tante ricompense, siete proprio voi a esprimere cos? la riconoscenza al vostro comandante. E a mio padre, che riceve liete notizie da tutte le altre province, recher? invece questa, che le sue reclute e i suoi veterani non sono paghi dei congedi e del denaro ricevuto? Che solo qui si ammazzano i centurioni, si scacciano i tribuni, si sequestrano i suoi legati, che si contaminano il campo e le acque dei fiumi e che io passo la vita tra i rischi in mezza a uomini ostili?
 

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