[46] At Romae nondum cognito qui fuisset exitus in Illyrico, et legionum Germanicarum motu audito, trepida civitas incusare Tiberium quod, dum patres et plebem, invalida et inermia, cunctatione ficta ludificetur, dissideat interim miles neque duorum adulescentium nondum adulta auctoritate comprimi queat. ire ipsum et opponere maiestatem imperatoriam debuisse cessuris ubi principem longa experientia eundemque severitatis et munificentiae summum vidissent. an Augustum fessa aetate totiens in Germanias commeare potuisse: Tiberium vigentem annis sedere in senatu, verba patrum cavillantem? satis prospectum urbanae servituti: militaribus animis adhibenda fomenta ut ferre pacem velint.
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46. Intanto a Roma, come si seppe della rivolta delle legioni germaniche, quando ancora si ignorava come si fosse risolta la situazione nell'Illirico, i cittadini, allarmati, accusavano Tiberio perch?, mentre egli giocava a ingannare con la sua ipocrita esitazione il senato e la plebe, organi esautorati e inermi, intanto i soldati si ammutinavano, e a reprimere le rivolte non poteva valere l'autorit?, non ancora consolidata, di due giovani. Toccava a lui andare e contrapporre la sua maest? di imperatore a uomini, che avrebbero ceduto solo nel vedere un principe di provata esperienza e anche arbitro supremo nella severit? e nelle concessioni. Augusto, pur vecchio e stanco, aveva trovato il modo di andare tante volte in Germania, mentre Tiberio, nel fiore degli anni, se ne stava seduto in senato a cavillare sulle parole dei senatori! Per rendere Roma schiava aveva gi? fatto tutto il possibile: doveva ora pensare a come calmare le irrequietudini dei soldati per piegarli ad accettare la pace.
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