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Ovidio


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autore
brano
 
Tacito
Annali III, 67
 
originale
 
[67] Auxere numerum accusatorum Gellius Publicola et Paconius, ille quaestor Silani, hic legatus. nec dubium habebatur saevitiae captarumque pecuniarum teneri reum: sed multa adgerebantur etiam insontibus periculosa, cum super tot senatores adversos facundissimis totius Asiae eoque ad accusandum delectis responderet solus et orandi nescius, proprio in metu qui exercitam quoque eloquentiam debilitat, non temperante Tiberio quin premeret voce vultu, eo quod ipse creberrime interrogabat, neque refellere aut eludere dabatur, ac saepe etiam confitendum erat ne frustra quaesivisset. servos quoque Silani ut tormentis interrogarentur actor publicus mancipio acceperat. et ne quis necessariorum iuvaret periclitantem maiestatis crimina subdebantur, vinclum et necessitas silendi. igitur petito paucorum dierum interiectu defensionem sui deseruit, ausis ad Caesarem codicillis quibus invidiam et preces miscuerat.
 
traduzione
 
67. Accrebbero il numero degli accusatori Gellio Publicola e Marco Paconio, il primo questore di Silano e l'altro suo legato. Non v'era dubbio che l'imputato dovesse essere considerato reo di sevizie e di estorsione; ma si accumulavano contro di lui molte circostanze, pericolose anche per un innocente, perch?, oltre ai tanti senatori a lui ostili, doveva ribattere da solo ai pi? eloquenti oratori di tutta l'Asia, appositamente scelti per metterlo in stato d'accusa: Silano, digiuno di arte oratoria, in preda al panico proprio di chi vede in gioco la sua persona - il che fiacca l'eloquenza anche pi? smaliziata - era solo a dover rispondere. E Tiberio non desisteva dall'incalzarlo con la voce, con gli sguardi, tanto pi? che lo interrogava personalmente con domande incalzanti, senza consentirgli n? di ribattere n? di eluderle, e spesso era costretto anche ad ammissioni, per non far cadere nel vuoto le domande di Tiberio. Un agente del fisco aveva acquistato anche gli schiavi di Silano, perch? si potessero interrogare sotto tortura; e, per evitare che qualche parente gli venisse in aiuto nel momento del pericolo, si insinuavano accuse di lesa maest?, che vincolavano, obbligatoriamente, al silenzio. Chiesto dunque un rinvio di pochi giorni, Silano abbandon? la propria difesa e os? scrivere a Tiberio un memoriale, in cui si alternavano risentite affermazioni e preghiere.
 

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