[10] In tradenda morte Drusi quae plurimis maximaeque fidei auctoribus memorata sunt rettuli: set non omiserim eorundem temporum rumorem validum adeo ut noudum exolescat. corrupta ad scelus Livia Seianum Lygdi quoque spadonis animum stupro vinxisse, quod is [Lygdus] aetate atque forma carus domino interque primores ministros erat; deinde inter conscios ubi locus veneficii tempusque composita sint, eo audaciae provectum ut verteret et occulto indicio Drusum veneni in patrem arguens moneret Tiberium vitandam potionem quae prima ei apud filium epulanti offerretur. ea fraude captum senem, postquam convivium inierat, exceptum poculum Druso tradidisse; atque illo ignaro et inveniliter hauriente auctam suspicionem, tamquam metu et pudore sibimet inrogaret mortem quam patri struxerat.
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10. Nel raccontare la morte di Druso mi sono attenuto alle testimonianze di molti storici degni di fede; tuttavia non vorrei tacere una voce diffusa a quel tempo e cos? insistente che non si ? ancora spenta. Dopo aver indotto Livia alla colpa, Seiano avrebbe legato a s?, con un rapporto carnale, anche l'eunuco Ligdo, perch? era, per la giovane et? e la bellezza, caro al suo padrone e tra i servi della corte pi? influenti. Quando poi fu stabilito, tra i complici, il luogo e il momento per il veleno, Seiano si sarebbe spinto a tal punto di temerariet? da capovolgere la situazione e da suggerire a Tiberio di evitare la prima coppa che gli fosse stata offerta nel banchetto in casa del figlio, accusando in tutta segretezza Druso di voler avvelenare il padre. Il vecchio sarebbe caduto nel tranello: iniziato il banchetto, avrebbe ricevuto e passato la coppa a Druso; questi, del tutto ignaro, l'avrebbe vuotata d'un fiato, come fanno i giovani, dando cos? corpo al sospetto che, per paura o vergogna, infliggesse a s? la morte che aveva architettato per il padre.
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