[49] Postera die Sabinus exercitum aequo loco ostendit, si barbari successu noctis alacres proelium auderent. et postquam castello aut coniunctis tumulis non degrediebantur, obsidium coepit per praesidia quae opportune iam muniebat; dein fossam loricamque contexens quattuor milia passuum ambitu amplexus est; tum paulatim ut aquam pabulumque eriperet contrahere claustra artaque circumdare; et struebatur agger unde saxa hastae ignes propinquum iam in hostem iacerentur. sed nihil aeque quam sitis fatigabat, cum ingens multitudo bellatorum imbellium uno reliquo fonte uterentur; simulque armenta, ut mos barbaris, iuxta clausa egestate pabuli exanimari; adiacere corpora hominum quos vulnera, quos sitis peremerat; pollui cuncta sanie odore contactu.
|
49. Il giorno dopo, Sabino si present? con l'esercito schierato su un terreno pianeggiante, sperando che i barbari, invogliati dal successo della notte, osassero attaccare battaglia; ma, poich? non si muovevano dal forte e dalle alture adiacenti, cominci? l'assedio attraverso una serie di ridotte, che fortificava secondo opportunit?. Poi le congiunse, torno torno, per un tracciato di quattro miglia, mediante un fossato e un parapetto. A questo punto, per togliere al nemico acqua e foraggio, stringeva progressivamente il cerchio, riducendo l'area assediata; e costruiva un terrapieno da cui lanciare massi, lance e dardi infuocati sul nemico ormai vicino. Ma nulla tormentava gli assediati pi? della sete, poich? quella massa di soldati e di civili poteva disporre di un'unica fonte. I cavalli e l'altro bestiame serrati dentro, secondo le abitudini dei barbari, insieme agli uomini, morivano per mancanza di foraggio. Giacevano, accanto, cadaveri di persone uccise dalle ferite o morte per sete, in un contagio generale di marciume, fetore e infezioni.
|