[6.16] Interea magna vis accusatorum in eos inrupit qui pecunias faenore auctitabant adversum legem dictatoris Caesaris qua de modo credendi possidendique intra Italiam caventur, omissam olim, quia privato usui bonum publicum postponitur. sane vetus urbi faenebre malum et seditionum discordiarumque creberrima causa eoque cohibebatur antiquis quoque et minus corruptis moribus. nam primo duodecim tabulis sanctum ne quis unciario faenore amplius exerceret, cum antea ex libidine locupletium agitaretur; dein rogatione tribunicia ad semuncias redactum, postremo vetita versura. multisque plebi scitis obviam itum fraudibus quae toties repressae miras per artes rursum oriebantur. sed tum Gracchus praetor, cui ea quaestio evenerat, multitudine periclitantium subactus rettulit ad senatum, trepidique patres (neque enim quisquam tali culpa vacuus) veniam a principe petivere; et concedente annus in posterum sexque menses dati quis secundum iussa legis rationes familiaris quisque componerent.
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16. Frattanto una valanga di denunce si rivers? su coloro che sempre pi? si arricchivano con l'usura, in violazione alla legge del dittatore Cesare sui limiti del credito e del possesso fondiario in Italia, legge da tempo inapplicata, perch? il bene pubblico viene posposto all'interesse privato. Certo il flagello dell'usura ? antico in Roma e causa frequentissima di ribellioni e conflittualit?, e perci? veniva represso anche dagli antichi, quando la moralit? era meno decaduta. Per la prima volta, infatti, le dodici tavole sancirono che nessuno potesse esigere un interesse superiore all'uno per cento annuo, mentre prima variava a piacimento dei ricchi; poi, su richiesta dei tribuni, venne ridotto al mezzo per cento; infine furono vietati i prestiti a interesse. Con molti decreti della plebe si cerc? di ovviare alle frodi, che, tante volte represse, rispuntavano con furbeschi artifici. Per venire al tempo che ci riguarda, il pretore Gracco, incaricato dell'inchiesta, sgomento per la massa degli indiziati, ne rifer? al senato, e i senatori, spaventati, perch? nessuno di essi era immune da tale colpa, implorarono l'indulgenza del principe. Tiberio la concesse, fissando il termine di un anno e sei mesi, perch? ciascuno mettesse il proprio patrimonio in regola con le disposizioni di legge.
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