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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Tacito
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Annali XII, 11
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originale
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[11] Vbi haec atque talia dissertavere, incipit orationem Caesar de fastigio Romano Parthorumque obsequiis, seque divo Augusto adaequabat, petitum ab eo regem referens omissa Tiberii memoria, quamquam is quoque miserat. addidit praecepta (etenim aderat Meherdates), ut non dominationem et servos, sed rectorem et civis cogitaret, clementiamque ac iustitiam, quanto ignota barbaris, tanto laetiora capesseret. hinc versus ad legatos extollit laudibus alumnum urbis, spectatae ad id modestiae: ac tamen ferenda regum ingenia neque usui crebras mutationes. rem Romanam huc satietate gloriae provectam ut externis quoque gentibus quietem velit. datum posthac C. Cassio, qui Syriae praeerat, deducere iuvenem ripam ad Euphratis.
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traduzione
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11. Dopo ch'ebbero espresso questi e simili argomenti, Cesare prese a parlare della suprema potenza di Roma e dell'ossequio reso dai Parti, e paragonava s? al divo Augusto, ricordando che anche a lui era stato chiesto un re, senza per? far parola di Tiberio, bench? anch'egli ne avesse inviato uno. E aggiunse un monito a Meerdate, lui pure presente, di non pensare in termini di despota alle prese con schiavi, bens? di guida per i suoi cittadini, e lo invit? a percorrere la strada della clemenza e della giustizia, ignote, e perci? tanto pi? gradite, ai barbari. Rivolgendosi poi agli ambasciatori, esalta le doti di quell'alunno di Roma, mostratosi fino allora di esemplare equilibrio: bisognava comunque sopportare l'indole dei re, i cambiamenti frequenti erano assolutamente inutili. Quanto allo stato romano, era cos? sazio di gloria, da volere la pace anche tra i popoli stranieri. E venne dato incarico al governatore della Siria Gaio Cassio di scortare il giovane fino alla sponda dell'Eufrate.
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