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Ovidio


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autore
brano
 
Tacito
Annali XIII, 19
 
originale
 
[19] Nihil rerum mortalium tam instabile ac fluxum est quam fama potentiae non sua vi nixa[e]. statim relictum Agrippinae limen: nemo solari, nemo adire praeter paucas feminas, amore an odio incertas. ex quibus erat Iunia Silana, quam matrimonio C. Sili a Messalina depulsam supra rettuli, insignis genere forma lascivia, et Agrippinae diu percara, mox occultis inter eas offensionibus, quia Sextium Africanum nobilem iuvenem a nuptiis Silanae deterruerat Agrippina, impudicam et vergentem annis dictitans, non ut Africanum sibi seponeret, sed ne opibus et orbitate Silanae maritus poteretur. illa spe ultionis oblata parat accusatores ex clientibus suis Iturium et Calvisium, non vetera et saepius iam audita deferens, quod Britannici mortem lugeret aut Octaviae iniurias evulgaret, sed destinavisse eam Rubellium Plautum, per maternam originem pari ac Nero gradu a divo Augusto, ad res novas extollere coniugioque eius et imperio rem publicam rursus invadere. haec Iturius et Calvisius Atimeto, Domitiae Neronis amitae liberto, aperiunt. qui laetus oblatis (quippe inter Agrippinam et Domitiam infensa aemulatio exercebatur) Paridem histrionem, libertum et ipsum Domitiae, impulit ire propere crimenque atrociter deferre.
 
traduzione
 
19. Nulla nelle cose umane ? tanto instabile e precario quanto la fama di un potere che non si fondi sulla propria forza. La porta di Agrippina rimase subito deserta: nessuno a consolarla e a starle vicino, se non poche donne, spinte dall'amore o anche dall'odio. Fra queste c'era Giunia Silana, che Messalina - come ho gi? narrato - aveva costretto a separarsi dal marito Gaio Silio, famosa per nobilt?, bellezza e lascivia: era stata per lungo tempo carissima ad Agrippina, ma poi erano scoppiati dissapori sotterranei, perch? Agrippina aveva dissuaso un giovane nobile, Sestio Africano, dallo sposare Silana, presentandola come impudica e senescente, e questo non al fine di riserbare Africano per s?, ma per evitare che un marito si impossessasse della ricchezza, senza eredi, di Silana. Quest'ultima, appena le si offre la possibilit? della vendetta, sceglie come accusatori due suoi clienti, Iturio e Calvisio, guardandosi per? dal mettere in campo vecchi risentimenti e cose risapute, cio? che Agrippina piangeva la morte di Britannico o dava pubblicit? ai torti fatti da Nerone alla moglie Ottavia, bens? denunciava il fatto che Agrippina aveva puntato su Rubellio Plauto, pari a Nerone, in linea paterna, nella discendenza dal divo Augusto, per dargli il potere con un colpo di stato e tornare, associata a lui nel matrimonio e nel governo, a mettere di nuovo le mani sullo stato. Tutto ci? Iturio e Calvisio confidano ad Atimeto, liberto di Domizia, zia di Nerone; il quale, lieto per le rivelazioni - perch? tra Agrippina e Domizia correva una fierissima ostilit? - induce l'istrione Paride, liberto anch'egli di Domizia, ad affrettarsi a denunciare, e a fosche tinte, il complotto.
 

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