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Ovidio


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autore
brano
 
Tacito
Annali XIV, 8
 
originale
 
[8] Interim vulgato Agrippinae periculo, quasi casu evenisset, ut quisque acceperat, decurrere ad litus. hi molium obiectus, hi proximas scaphas scandere; alii, quantum corpus sinebat, vadere in mare; quidam manus protendere. questibus votis clamore diversa rogitantium aut incerta respondentium omnis ora compleri; adfluere ingens multitudo cum luminibus, atque ubi incolumem esse pernotuit, ut ad gratandum sese expedire, donec adspectu armati et minitantis agminis deiecti sunt. Anicetus villam statione circumdat refractaque ianua obvios servorum abripit, donec ad fores cubiculi veniret; cui pauci adstabant, ceteris terrore inrumpentium exterritis. cubiculo modicum lumen inerat et ancillarum una, magis ac magis anxia Agrippina, quod nemo a filio ac ne Agermus quidem: aliam fore laetae rei faciem; nunc solitudinem ac repentinos strepitus et extremi mali indicia. abeunte dehinc ancilla, "tu quoque me deseris?" prolocuta respicit Anicetum, trierarcho Herculeio et Obarito centurione classiario comitatum: ac si ad visendum venisset, refotam nuntiaret, sin facinus patraturus, nihil se de filio credere; non imperatum parricidium. circumsistunt lectum percussores et prior trierarchus fusti caput eius adflixit. iam [in] morte[m] centurioni ferrum destringenti protendens uterum "ventrem feri" exclamavit multisque vulneribus confecta est.
 
traduzione
 
8. Diffusasi intanto la voce del pericolo - e lo si pensava casuale - corso da Agrippina, la gente, nell'apprenderlo, si riversava sulla spiaggia. Chi si affollava sul molo, chi saliva sulle barche pi? vicine, alcuni scendevano, fin dove possibile, in acqua, altri tendevano le braccia. Tutta la spiaggia echeggiava di lamenti, di preghiere, del vociare tra domande molteplici e risposte confuse; affluiva una folla sterminata con lumi e, quando si sparse la voce ch'era incolume, le mosse incontro per rallegrarsi con lei, finch? non apparve un reparto in armi e minaccioso, che la disperse. Aniceto dispone uomini di guardia attorno alla villa e, sfondata la porta, trascina via gli schiavi che incontra, fino a giungere alla soglia della camera. L? davanti c'erano poche persone: gli altri erano fuggiti, spaventati dall'irruzione dei soldati. Nella stanza c'erano solo un lume fioco e un'unica ancella e Agrippina in ansia crescente, perch? nessuno veniva da parte del figlio, e neppure Agermo; ben altri sarebbero stati - intuiva - i segni di una buona notizia; ora c'era invece il deserto attorno, strepiti improvvisi e gli indizi ch'era giunta l'ultima ora. Quando l'ancella accenna ad andarsene, ?Anche tu mi abbandoni? - pronuncia - e guarda Aniceto, affiancato dal trierarca Erculeio e dal centurione di marina Obarito: se erano venuti - gli dice - a vederla, riferisse pure a Nerone che s'era ripresa; se a compiere un delitto, non aveva sospetti sul figlio: non poteva avere ordinato il matricidio. I sicari circondano il letto e prima il trierarca la colp?, con una mazza, al capo. Al centurione che brandiva la spada, per finirla, protendendo il grembo: ?Colpisci il ventre!?, esclam?, e mor? crivellata di colpi.
 

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