[55] Ad quae Nero sic ferme respondit: "quod meditatae orationi tuae statim occurram, id primum tui muneris habeo, qui me non tantum praevisa, sed subita expedire docuisti. [ab]avus meus Augustus Agrippae et Maecenati usurpare otium post labores concessit, sed in ea ipse aetate, cuius auctoritas tueretur quicquid illud et qualecumque tribuisset; ac tamen neutrum datis a se praemiis exuit bello et periculis meruerant; in iis enim iuventa Augusti versata est. nec mihi tela et manus tuae defuissent in armis agenti; sed quod praesens condicio poscebat, ratione consilio praeceptis pueritiam, dein iuventam meam fovisti. et tua quidem erga me munera, dum vita suppetet, aeterna erunt: quae a me habes, horti et faenus et villae, casibus obnoxia sunt. ac licet multa videantur, plerique haudquaquam artibus tuis pares plura tenuerunt. pudet referre libertinos, qui ditiores spectantur: unde etiam rubori mihi est, quod praecipuus caritate nondum omnes fortuna antecellis.
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55. Cos?, a un dipresso, replic? Nerone: ?Saper improvvisare una risposta al tuo ben costruito discorso, lo considero innanzi tutto un dono ricevuto da te, che mi hai insegnato a risolvere non solo le questioni previste, ma anche le inattese. Il mio trisavolo Augusto concesse s? ad Agrippa e Mecenate di godersi, dopo tante fatiche, il riposo, ma si trovava in un'et? in cui l'autorit? sua bastava a dar garanzie su ci? che intendesse fare e concedere: e tuttavia non tolse a nessuno dei due i premi loro concessi. Se li erano guadagnati in guerra e in incombenze rischiose, perch? in esse Augusto aveva trascorso la sua giovinezza. E, se mi fossi trovato a combattere, neanche a me sarebbero mancati il tuo braccio e la tua spada; tu invece, come i tempi presenti chiedevano, hai vegliato, con l'intelligenza, col tuo consiglio e i tuoi insegnamenti, sulla mia fanciullezza e poi sulla mia giovinezza. Quanto mi hai dato, sar? per me, finch? avr? vita, un valore eterno: ci? che tu hai da me, giardini, rendite, ville, tutto ? esposto alle vicende del caso. E per quanto grandi sembrino quei beni, molti altri, pur non paragonabili per merito a te, li hanno avuti, e anche di pi?. Mi vergogno di nominare quei liberti, che tutti vedono pi? ricchi di te: ed ? per me ancora motivo di rossore il fatto che tu, il primo nel mio affetto, non superi ancora tutti nella fortuna.
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