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autore
brano
 
Tacito
Annali XIV, 64
 
originale
 
[64] Ac puella vicesimo aetatis anno inter centuriones et milites, praesagio malorum iam vita[e] exempta, nondum tamen morte adquiescebat. paucis dehinc interiectis diebus mori iubetur, cum iam viduam se et tantum sororem testaretur communesque Germanicos et postremo Agrippinae nomen cieret, qua incolumi infelix quidem matrimonium, sed sine exitio pertulisset. restringitur vinclis venaeque eius per omnes artus exsolvuntur; et quia pressus pavore sanguis tardius labebatur, praefervidi balnei vapore enecatur. additurque atrocior saevitia, quod caput amputatum latumque in urbem Poppaea vidit. dona ob haec templis decreta que[m] ad finem memorabimus? quicumque casus temporum illorum nobis vel aliis auctoribus noscent, praesumptum habeant, quotiens fugas et caedes iussit princeps, totiens grates deis actas, quaeque rerum secundarum olim, tum publicae cladis insignia fuisse. neque tamen silebimus, si quod senatus consultum adulatione novum aut paenitentia postremum fuit.
 
traduzione
 
64. Questa fanciulla di vent'anni, fra centurioni e soldati, gi? sottratta alla vita dal presagio delle sue sventure, non trovava per? ancora pace nella morte. Dopo l'intervallo di qualche giorno, venne l'ordine di ucciderla, bench? protestasse di non essere pi? una moglie, ma solo una sorella, e invocasse la comune discendenza dai Germanici e infine il nome di Agrippina, perch?, fin ch'era stata viva, aveva sub?to s? un matrimonio infelice, ma non la morte. Stretta in catene, le tagliano le vene in tutti gli arti e, poich? il sangue, bloccato dalla paura, stentava a uscire, viene uccisa nei vapori di un bagno caldissimo. Il tutto coronato da un gesto di crudelt? pi? atroce, perch? Poppea pot? vedere la sua testa mozzata e fattale giungere a Roma. E le offerte ai templi, decretate in questa circostanza, a che scopo ricordarle? Chiunque conoscer? i fatti di quel tempo dalle mie o dalle opere di altri, dia per scontato che, ogni qual volta il principe ordin? esilii o assassini, sempre furono rese grazie agli d?i, sicch? quelle cerimonie, segno un tempo di lieti eventi, lo furono ora di pubbliche sventure. Non tacer? tuttavia di quei decreti del senato capaci di esprimere adulazione nuova e abissi di tollerante servilismo.
 

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