[29] Cum per haec atque talia Marcellus, ut erat torvus ac minax, voce vultu oculis ardesceret, non illa nota et celebritate periculorum sueta iam senatus maestitia, sed novus et altior pavor manus et tela militum cernentibus. simul ipsius Thraseae venerabilis species obversabatur; et erant qui Helvidium quoque miserarentur, innoxiae adfinitatis poenas daturum. quid Agrippino obiectum nisi tristem patris fortunam, quando et ille perinde innocens Tiberii saevitia concidisset. enimvero Montanum probae iuventae neque famosi carminis, quia protulerit ingenium, extorrem agi.
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29. Mentre con sfuriate di tal genere Marcello, aggressivo e minaccioso come sempre, s'accendeva nella voce, nel volto, nello sguardo, il senato non se ne stava immerso in quella sua rassegnata abulia, a tutti nota, divenuta consuetudine nel continuo ripetersi degli stessi pericoli, ma vedendo le armi in mano ai soldati, provava un nuovo e pi? profondo spavento. Nel contempo, si profilava loro davanti la figura venerabile di Trasea appunto; c'era chi provava piet? anche per Elvidio, destinato a pagare, innocente, i suoi legami di parentela. E quale colpa si poteva muovere ad Agrippino, se non l'infelice destino del padre, quando, innocente come lui, era stato travolto dalla ferocia di Tiberio? Montano, poi, giovane onesto, e autore di versi non calunniosi, veniva bandito solo per aver fatto valere il suo ingegno.
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