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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita I, 5
 
originale
 
[5] Iam tum in Palatio monte Lupercal hoc fuisse ludicrum ferunt, et a Pallanteo, urbe Arcadica, Pallantium, dein Palatium montem appellatum; ibi Evandrum, qui ex eo genere Arcadum multis ante tempestatibus tenuerit loca, sollemne allatum ex Arcadia instituisse ut nudi iuvenes Lycaeum Pana venerantes per lusum atque lasciuiam currerent, quem Romani deinde vocarunt Inuum. Huic deditis ludicro cum sollemne notum esset insidiatos ob iram praedae amissae latrones, cum Romulus vi se defendisset, Remum cepisse, captum regi Amulio tradidisse, ultro accusantes. Crimini maxime dabant in Numitoris agros ab iis impetum fieri; inde eos collecta iuvenum manu hostilem in modum praedas agere. Sic Numitori ad supplicium Remus deditur. Iam inde ab initio Faustulo spes fuerat regiam stirpem apud se educari; nam et eitos iussu regis infantes sciebat et tempus quo ipse eos sustulisset ad id ipsum congruere; sed rem immaturam nisi aut per occasionem aut per necessitatem aperiri noluerat. Necessitas prior venit: ita metu subactus Romulo rem aperit. Forte et Numitori cum in custodia Remum haberet audissetque geminos esse fratres, comparando et aetatem eorum et ipsam minime seruilem indolem, tetigerat animum memoria nepotum; sciscitandoque eodem pervenit ut haud procul esset quin Remum agnosceret. Ita undique regi dolus nectitur. Romulus non cum globo iuvenum?nec enim erat ad vim apertam par?sed aliis alio itinere iussis certo tempore ad regiam venire pastoribus ad regem impetum facit; et a domo Numitoris alia comparata manu adiuuat Remus. Ita regem obtruncat.
 
traduzione
 
5 Si dice che gi? allora sul Palatino si celebrasse il nostro Lupercale e che il monte fosse chiamato Pallanzio (in s?guito Palatino) da Pallanteo, citt? dell'Arcadia. L? Evandro, il quale, originario di quella stirpe di Arcadi, aveva occupato la zona molto tempo prima, pare avesse introdotto importandola dall'Arcadia l'usanza che dei giovani corressero nudi celebrando con giochi licenziosi Pan Liceo, che i Romani in s?guito chiamarono Inuo. Mentre erano intenti a questo spettacolo - dato che la ricorrenza era ben nota -, si dice che i banditi, per la rabbia di aver perso il bottino, organizzarono un'imboscata. Romolo si difese energicamente. Remo, invece, lo catturarono e lo consegnarono al re Amulio, accusandolo per giunta del furto. Soprattutto gli imputavano di aver compiuto delle incursioni nelle terre di Numitore e di aver raccolto un gruppo di giovinastri per darsi alle razzie come in tempo di guerra. Per questi motivi Remo viene consegnato a Numitore perch? lo punisca. Gi? sin dall'inizio Faustolo aveva supposto che i bambini allevati in casa sua fossero di sangue reale: infatti sapeva che dei neonati erano stati abbandonati per volere del re e anche che il periodo in cui li aveva presi con s? coincideva con quel fatto. Per? non aveva voluto che la cosa si venisse a sapere quando ancora non era il momento giusto (a meno che non si fossero presentate l'occasione propizia o una necessit? urgente). Fu quest'ultima ipotesi a verificarsi per prima: spinto dalla paura, rivel? la cosa a Romolo. Per caso anche Numitore, mentre teneva prigioniero Remo e aveva saputo che erano fratelli gemelli, considerando la loro et? e il carattere per niente servile, era stato toccato nell'intimo dal ricordo dei nipoti; e a forza di fare domande, arriv? a un punto tale che poco ci manc? riconoscesse Remo. Cos? venne architettato un doppio complotto ai danni del re. Romolo lo assale, per? non col suo gruppo di ragazzi - infatti non sarebbe stato all'altezza di un vero proprio colpo di forza -, ma con altri pastori cui era stato ordinato di arrivare alla reggia in un momento prestabilito e secondo un altro percorso. Dalla casa di Numitore, invece, Remo accorre in aiuto con un'altra schiera di uomini che era riuscito a procurarsi. Cos? trucidano il re.
 

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