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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita I, 35
 
originale
 
[35] Regnavit Ancus annos quattuor et viginti, cuilibet superiorum regum belli pacisque et artibus et gloria par. Iam filii prope puberem aetatem erant. Eo magis Tarquinius instare ut quam primum comitia regi creando fierent. Quibus indictis sub tempus pueros venatum ablegavit. Isque primus et petisse ambitiose regnum et orationem dicitur habuisse ad conciliandos plebis animos compositam: cum se non rem novam petere, quippe qui non primus, quod quisquam indignari mirariue posset, sed tertius Romae peregrinus regnum adfectet; et Tatium non ex peregrino solum sed etiam ex hoste regem factum, et Numam ignarum urbis, non petentem, in regnum ultro accitum: se ex quo sui potens fuerit Romam cum coniuge ac fortunis omnibus commigrasse; maiorem partem aetatis eius qua civilibus officiis fungantur homines, Romae se quam in vetere patria uixisse; domi militiaeque sub haud paenitendo magistro, ipso Anco rege, Romana se iura, Romanos ritus didicisse; obsequio et obseruantia in regem cum omnibus, benignitate erga alios cum rege ipso certasse. Haec eum haud falsa memorantem ingenti consensu populus Romanus regnare iussit. Ergo virum cetera egregium secuta, quam in petendo habuerat, etiam regnantem ambitio est; nec minus regni sui firmandi quam augendae rei publicae memor centum in patres legit qui deinde minorum gentium sunt appellati, factio haud dubia regis cuius beneficio in curiam venerant. Bellum primum cum Latinis gessit et oppidum ibi Apiolas vi cepit; praedaque inde maiore quam quanta belli fama fuerat reuecta ludos opulentius instructiusque quam priores reges fecit. Tum primum circo qui nunc maximus dicitur designatus locus est. Loca divisa patribus equitibusque ubi spectacula sibi quisque facerent; fori appellati; spectavere furcis duodenos ab terra spectacula alta sustinentibus pedes. Ludicrum fuit equi pugilesque ex Etruria maxime acciti. Sollemnes deinde annui mansere ludi, Romani magnique varie appellati. Ab eodem rege et circa forum priuatis aedificanda divisa sunt loca; porticus tabernaeque factae.
 
traduzione
 
35 Anco regn? ventiquattro anni e non fu secondo a nessuno dei suoi predecessori per capacit? specifiche e gloria acquisita in campo militare e civile. I suoi figli erano ormai quasi degli uomini fatti e per questo Tarquinio non perdeva l'occasione di sollecitare l'anticipo dell'assemblea popolare per l'elezione del re. Quando ne fu indetta la convocazione, egli mand? i ragazzi a una battuta di caccia. Pare che Tarquinio fu il primo a impegnarsi in una campagna per il trono e che pronunci? un discorso puntato a conquistare il favore popolare. Disse che il suo caso non era privo di precedenti e, per evitare che qualcuno potesse stupirsi e indignarsi, che lui non sarebbe stato il primo bens? il terzo straniero a puntare al trono di Roma. Tazio, addirittura, non solo era un re forestiero, ma proveniva da un paese nemico e Numa, pur non conoscendo affatto Roma e non avendo avanzato alcuna candidatura, era stato invitato ad assumere l'incarico. Quanto a se stesso, dal giorno in cui era diventato padrone della propria persona, era venuto a stabilirsi a Roma con la moglie e tutto quello che possedeva. E la parte di vita che di solito si dedica all'adempimento dei propri doveri di cittadini, lui l'aveva trascorsa a Roma e non nella sua citt? natale; quanto alla sfera civile e a quella militare, aveva appreso il diritto e i culti religiosi romani da un maestro assolutamente fuori del comune, cio? il re Anco in persona. Il suo ossequio e il suo rispetto per la persona del re non erano inferiori a quelli di nessuno; quanto poi a generosit? verso il prossimo, solo il re stesso lo era stato pi? di lui. Il popolo romano, sentendo che non mentiva elencando questi aspetti, lo nomin? re con un consenso unanime. Ed egli, una volta sul trono, non trad? tutti i sani principi morali che aveva pubblicizzato quando si era autocandidato. Impegnandosi non meno a rinforzare il proprio regno che a consolidare la potenza dello Stato, nomina cento nuovi senatori, noti di l? in poi come di secondo ordine, i quali divennero incrollabili sostenitori del re al cui favore dovevano la loro nomina in senato. La sua prima guerra fu contro i Latini: prese d'assalto la loro citt? di Apiole e, avendone riportato un bottino superiore a quanto ci si aspettava dalle prime voci, organizz? dei giochi pi? ricchi ed elaborati di quelli dei predecessori. Fu in questa occasione che venne scelto e delimitato lo spazio per il circo che oggi si chiama Circo Massimo. Divise tra senatori e cavalieri dei lotti di terra perch? si costruissero dei palchi da utilizzare durante gli spettacoli. Detti palchi ebbero il nome di fori e poggiavano su sostegni sollevati di dodici piedi dal livello del terreno. La manifestazione ruot? intorno a gare di equitazione e a incontri di pugilato con atleti per la maggior parte etruschi. Da quell'occasione i giochi rimasero uno spettacolo regolarmente allestito ogni anno e a seconda dei casi vennero chiamati Giochi Romani o Grandi Giochi. Fu sempre Tarquinio a dividere tra i privati cittadini appezzamenti di terreno edificabile intorno al foro, i quali vennero utilizzati per la costruzione di portici e negozi.
 

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