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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita I, 45
 
originale
 
[45] Aucta civitate magnitudine urbis, formatis omnibus domi et ad belli et ad pacis usus, ne semper armis opes adquirerentur, consilio augere imperium conatus est, simul et aliquod addere urbi decus. Iam tum erat inclitum Dianae Ephesiae fanum; id communiter a civitatibus Asiae factum fama ferebat. Eum consensum deosque consociatos laudare mire Seruius inter proceres Latinorum, cum quibus publice priuatimque hospitia amicitiasque de industria iunxerat. Saepe iterando eadem perpulit tandem, ut Romae fanum Dianae populi Latini cum populo Romano facerent. Ea erat confessio caput rerum Romam esse, de quo totiens armis certatum fuerat. Id quamquam omissum iam ex omnium cura Latinorum ob rem totiens infeliciter temptatam armis videbatur, uni se ex Sabinis fors dare visa est priuato consilio imperii reciperandi. Bos in Sabinis nata cuidam patri familiae dicitur miranda magnitudine ac specie; fixa per multas aetates cornua in uestibulo templi Dianae monumentum ei fuere miraculo. Habita, ut erat, res prodigii loco est, et cecinere uates cuius civitatis eam civis Dianae immolasset, ibi fore imperium; idque carmen pervenerat ad antistitem fani Dianae Sabinusque ut prima apta dies sacrificio visa est, bovem Romam actam deducit ad fanum Dianae et ante aram statuit. Ibi antistes Romanus, cum eum magnitudo victimae celebrata fama movisset, memor responsi Sabinum ita adloquitur: "Quidnam tu, hospes, paras?" inquit, "inceste sacrificium Dianae facere? Quin tu ante uiuo perfunderis flumine? infima valle praefluit Tiberis." Religione tactus hospes, qui omnia, ut prodigio responderet euentus, cuperet rite facta, extemplo descendit ad Tiberim; interea Romanus immolat Dianae bovem. Id mire gratum regi atque civitati fuit.
 
traduzione
 
45 Dopo aver incrementato il prestigio di Roma aumentandone la superficie, dopo aver dotato i suoi sudditi di un'organizzazione ugualmente funzionale nella sfera civile e in quella militare, Servio, non volendo sempre ricorrere alle armi per accrescere la propria potenza, decise di farlo seguendo la strada della diplomazia, in maniera tale da conferire ancora pi? lustro alla citt?. Il tempio di Diana a Efeso era gi? allora parecchio rinomato e la tradizione voleva fosse stato costruito con la cooperazione delle citt? dell'Asia. Servio, parlando di fronte ai nobili latini, coi quali aveva in progetto di stringere relazioni di amicizia e ospitalit? tanto sul piano ufficioso che su quello ufficiale, disse mirabilia di una simile intesa e di una simile condivisione di culto. Torn? cos? spesso sull'argomento che, alla fine, Romani e Latini edificarono insieme a Roma un tempio in onore di Diana. La questione se Roma fosse o meno la capitale dei dintorni - problema questo che cos? tante volte era stato motivo di scontri armati - ebbe quindi una soluzione di tacito consenso. Anche se i Latini avevano ormai smesso di occuparsi del contenzioso per i ripetuti scacchi subiti in guerra, tuttavia a uno dei Sabini sembr? offrirsi un'opportunit? fortuita per riottenere, grazie a un'iniziativa individuale, la supremazia perduta. Pare che in una fattoria in terra sabina fosse nata una giovenca di bellezza e dimensioni assolutamente fuori del comune. Un tale spettacolo della natura che le corna furono appese nell'atrio del tempio di Diana dove sono rimaste per intere generazioni a testimonianza dell'evento. Si grid? al miracolo (in quanto era un miracolo!). Gli indovini vaticinarono che chi l'avesse immolata a Diana avrebbe automaticamente garantito la supremazia alla sua citt? di appartenenza e la profezia arriv? alle orecchie del sacerdote preposto al tempio di Diana. Il primo giorno che parve propizio per il sacrificio, il sabino port? a Roma l'animale e lo piazz? davanti all'altare. L?, il sacerdote romano, colpito dalle dimensioni di quella vittima che tanto aveva fatto parlare, ricordandosi della profezia, disse al sabino: ?Straniero, cosa credi di fare? Vorrai mica tu, impuro come sei, fare un sacrificio a Diana? Perch? non cominci con un bagno di purificazione nell'acqua corrente? Qui in fondo alla valle scorre il Tevere.? Lo straniero, preso dallo scrupolo e volendo seguire il rituale canonico per mandare a effetto il prodigio, scese di corsa al Tevere. Nel frattempo il romano immola a Diana la giovenca, conquistandosi la gratitudine del re e del popolo tutto.
 

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