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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita I, 51
 
originale
 
[51] Haec Aricinus in regem Romanum increpans ex concilio abiit. Quam rem Tarquinius aliquanto quam videbatur aegrius ferens confestim Turno necem machinatur, ut eundem terrorem quo civium animos domi oppresserat Latinis iniceret. Et quia pro imperio palam interfici non poterat, oblato falso crimine insontem oppressit. Per adversae factionis quosdam Aricinos seruum Turni auro corrupit, ut in deuersorium eius vim magnam gladiorum inferri clam sineret. Ea cum una nocte perfecta essent, Tarquinius paulo ante lucem accitis ad se principibus Latinorum quasi re nova perturbatus, moram suam hesternam velut deorum quadam prouidentia inlatam ait saluti sibi atque illis fuisse. Ab Turno dici sibi et primoribus populorum parari necem ut Latinorum solus imperium teneat. Adgressurum fuisse hesterno die in concilio; dilatam rem esse, quod auctor concilii afuerit quem maxime peteret. Inde illam absentis insectationem esse natam quod morando spem destituerit. Non dubitare, si vera deferantur, quin prima luce, ubi ventum in concilium sit, instructus cum coniuratorum manu armatusque venturus sit. Dici gladiorum ingentem esse numerum ad eum conuectum. Id uanum necne sit, extemplo sciri posse. rogare eos ut inde secum ad Turnum veniant. Suspectam fecit rem et ingenium Turni ferox et oratio hesterna et mora Tarquini, quod videbatur ob eam differri caedes potuisse. Eunt inclinatis quidem ad credendum animis, tamen, nisi gladiis deprehensis, cetera uana existimaturi. Vbi est eo ventum, Turnum ex somno excitatum circumsistunt custodes; comprehensisque seruis qui caritate domini vim parabant, cum gladii abditi ex omnibus locis deuerticuli protraherentur, enimuero manifesta res visa iniectaeque Turno catenae; et confestim Latinorum concilium magno cum tumultu advocatur. Ibi tam atrox inuidia orta est gladiis in medio positis, ut indicta causa, novo genere leti, deiectus ad caput aquae Ferentinae crate superne iniecta saxisque congestis mergeretur.
 
traduzione
 
51 Con questo sarcasmo diretto al re di Roma, il cittadino di Aricia abbandona l'assemblea. Tarquinio, incassando l'affronto peggio di quanto desse a vedere, inizia subito a cercare il modo per togliere di mezzo Turno, in maniera tale da ispirare nei Latini lo stesso terrore col quale in patria aveva oppresso gli animi dei suoi sudditi. E poich? non era nella posizione di eliminare il suo uomo di fronte agli occhi di tutti, lo schiacci? escogitando una falsa accusa che in realt? non aveva nulla a che vedere con lui. Grazie ad alcuni rappresentanti del partito all'opposizione di Aricia, riusc? a corrompere uno schiavo di Turno affinch? lasciasse introdurre di nascosto una grande quantit? di armi nella casa del padrone. Dato che bast? una notte per sistemare la cosa, Tarquinio, poco prima dell'alba, convoc? in sua presenza i capi latini e, fingendo di aver ricevuto qualche notizia allarmante, disse loro che il ritardo del giorno prima era stato provvidenziale e aveva salvato loro e lui stesso. Infatti c'era stata una denuncia: Turno voleva eliminare lui e i capi pi? in vista del popolo latino per impadronirsi del potere assoluto. L'attentato avrebbe dovuto essere messo in pratica il giorno precedente durante l'assemblea, ma poi era stato rimandato per l'assenza del bersaglio principale, cio? l'ideatore del raduno. Di l? la violenta invettiva di Turno contro l'assente, il cui ritardo ne aveva deluso le speranze. Tarquinio aggiunse di esser sicuro che, se l'informazione ricevuta corrispondeva a verit?, Turno, quando alle prime luci dell'alba essi si fossero radunati per l'assemblea, si sarebbe presentato con una banda di cospiratori armati fino ai denti. Gli avevano anche riferito, aggiunse, che a casa di Turno era stata trasportata una grande quantit? di spade. E la fondatezza di quell'informazione si poteva verificare subito: bastava andassero con lui a casa di Turno. L'accusa sembrava veramente plausibile: vuoi l'aggressivit? di Turno nell'invettiva del giorno prima, vuoi il ritardo di Tarquinio che dava veramente l'impressione di aver fatto saltare l'attentato. Sta di fatto che si avviano disposti a credere alla storia, ma nel contempo pronti a considerarla tutta una montatura nel caso non ci fosse stata traccia delle spade. Arrivati a destinazione, svegliano di soprassalto Turno e lo fanno guardare a vista. Quando poi, immobilizzati gli schiavi che si preparavano a fare resistenza per attaccamento al padrone, cominciarono a tirar fuori spade su spade da ogni angolo della casa, non ci fu pi? nessun dubbio: Turno fu incatenato e nel gran trambusto venne subito convocata un'assemblea di tutti i Latini. L?, le spade piazzate nel bel mezzo suscitarono un tale risentimento che Turno, senza nemmeno poter perorare la propria causa, fu sottoposto a un supplizio senza precedenti: lo fecero annegare immergendolo nella sorgente Ferentina con sopra la testa un graticcio coperto di sassi.
 

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