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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita I, 55
 
originale
 
[55] Gabiis receptis Tarquinius pacem cum Aequorum gente fecit, foedus cum Tuscis renovavit. Inde ad negotia urbana animum convertit; quorum erat primum ut Iovis templum in monte Tarpeio monumentum regni sui nominisque relinqueret: Tarquinios reges ambos patrem vovisse, filium perfecisse. Et ut libera a ceteris religionibus area esset tota Iovis templique eius quod inaedificaretur, exaugurare fana sacellaque statuit quae aliquot ibi, a Tatio rege primum in ipso discrimine adversus Romulum pugnae vota, consecrata inaugurataque postea fuerant. Inter principia condendi huius operis movisse numen ad indicandam tanti imperii molem traditur deos; nam cum omnium sacellorum exaugurationes admitterent aues, in Termini fano non addixere; idque omen auguriumque ita acceptum est non motam Termini sedem unumque eum deorum non euocatum sacratis sibi finibus firma stabiliaque cuncta portendere. Hoc perpetuitatis auspicio accepto, secutum aliud magnitudinem imperii portendens prodigium est: caput humanum integra facie aperientibus fundamenta templi dicitur apparuisse. Quae visa species haud per ambages arcem eam imperii caputque rerum fore portendebat; idque ita cecinere uates quique in urbe erant quosque ad eam rem consultandam ex Etruria acciuerant. Augebatur ad impensas regis animus; itaque Pometinae manubiae, quae perducendo ad culmen operi destinatae erant, vix in fundamenta suppeditavere. Eo magis Fabio, praeterquam quod antiquior est, crediderim quadraginta ea sola talenta fuisse, quam Pisoni, qui quadraginta milia pondo argenti seposita in eam rem scribit, summam pecuniae neque ex unius tum urbis praeda sperandam et nullius ne horum quidem operum fundamenta non exsuperaturam.
 
traduzione
 
55 Dopo essersi impadronito di Gabi, Tarquinio fece pace con gli Equi e rinnov? il trattato con gli Etruschi. Quindi si rivolse a progetti di edilizia urbana. Il primo era il tempio di Giove sul monte Tarpeio: sarebbe stato un monumento immortale al suo regno e al suo nome, e avrebbe ricordato che dei due Tarquini - entrambi re -, prima il padre aveva fatto il voto di costruirlo e poi il figlio lo aveva portato a compimento. E perch? la zona venisse liberata da ogni precedente traccia di culto e dedicata esclusivamente a Giove e al suo tempio, ordin? di sconsacrare quelle cappelle e quei santuari che erano stati in un primo tempo dedicati agli d?i da Tazio nei momenti decisivi della battaglia contro Romolo e che in s?guito erano stati consacrati e inaugurati. Proprio all'inizio dei lavori, tradizione vuole che gli d?i inviassero un segno per indicare la grandezza di quel potente regno. Infatti, mentre gli uccelli diedero il via libera alla sconsacrazione di tutti gli altri santuari, la stessa cosa non successe per quello di Termine. Il presagio augurale fu interpretato in questo modo: visto che il tempio di Termine rimaneva al suo posto ed era l'unica tra tutte le divinit? a non essere allontanata dallo spazio a essa consacrato, ci? significava stabilit? e solidit? per lo Stato. Una volta ricevuto questo presagio di durata, ne segu? un altro che annunciava la grandezza dell'impero. Pare che durante gli scavi delle fondamenta del tempio venisse portata alla luce una testa di uomo con i lineamenti della faccia intatti. Il ritrovamento parlava chiaro: quel punto sarebbe diventato la cittadella dell'impero e la capitale del mondo. Questa fu l'interpretazione degli indovini, sia dei locali, sia di quelli fatti arrivare dall'Etruria per pronunciarsi sulla cosa.
 

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