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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita II, 2
 
originale
 
[2] Rerum deinde diuinarum habita cura; et quia quaedam publica sacra per ipsos reges factitata erant, necubi regum desiderium esset, regem sacrificolum creant. Id sacerdotium pontifici subiecere, ne additus nomini honos aliquid libertati, cuius tunc prima erat cura, officeret. Ac nescio an nimium undique eam minimisque rebus muniendo modum excesserint. Consulis enim alterius, cum nihil aliud offenderet, nomen inuisum ciuitati fuit: nimium Tarquinios regno adsuesse; initium a Prisco factum; regnasse dein Ser. Tullium; ne interuallo quidem facto oblitum, tamquam alieni, regni, Superbum Tarquinium uelut hereditatem gentis scelere ac ui repetisse; pulso Superbo penes Collatinum imperium esse. Nescire Tarquinios priuatos uiuere; non placere nomen, periculosum libertati esse. Hinc primo sensim temptantium animos sermo per totam ciuitatem est datus, sollicitamque suspicione plebem Brutus ad contionem uocat. Ibi omnium primum ius iurandum populi recitat neminem regnare passuros nec esse Romae unde periculum libertati foret; id summa ope tuendum esse, neque ullam rem quae eo pertineat contemnendam. Inuitum se dicere hominis causa, nec dicturum fuisse ni caritas rei publicae uinceret: non credere populum Romanum solidam libertatem reciperatam esse; regium genus, regium nomen non solum in ciuitate sed etiam in imperio esse; id officere, id obstare libertati. "Hunc tu" inquit "tua uoluntate, L. Tarquini, remoue metum. Meminimus, fatemur: eiecisti reges; absolue beneficium tuum, aufer hinc regium nomen. Res tuas tibi non solum reddent ciues tui auctore me, sed si quid deest munifice augebunt. Amicus abi; exonera ciuitatem uano forsitan metu; ita persuasum est animis cum gente Tarquinia regnum hinc abiturum." Consuli primo tam nouae rei ac subitae admiratio incluserat uocem; dicere deinde incipientem primores ciuitatis circumsistunt, eadem multis precibus orant. Et ceteri quidem mouebant minus: postquam Sp. Lucretius, maior aetate ac dignitate, socer praeterea ipsius, agere uarie rogando alternis suadendoque coepit ut uinci se consensu ciuitatis pateretur, timens consul ne postmodum priuato sibi eadem illa cum bonorum amissione additaque alia insuper ignominia acciderent, abdicauit se consulatu rebusque suis omnibus Lauinium translatis ciuitate cessit. Brutus ex senatus consulto ad populum tulit ut omnes Tarquiniae gentis exsules essent; collegam sibi comitiis centuriatis creauit P. Valerium, quo adiutore reges eiecerat.
 
traduzione
 
2 Poi venne presa in esame la sfera religiosa. E poich? certe cerimonie di natura pubblica erano officiate dal re in persona, per evitare che se ne potesse in qualche modo rimpiangere la presenza, nominarono un re dei sacrifici. Questo sacerdozio fu per? subordinato al pontefice, in modo tale che la carica unita al titolo non rappresentasse un'insidia per la libert?, che in quel momento era la cosa in assoluto pi? importante. Pu? anche darsi che in questo senso (la salvaguardia maniacale della libert?) si esager? un po'. Infatti il solo torto dell'altro console fu quello di portare un nome odiato da tutti: i Tarquini erano troppo abituati a essere re. Il primo fu Tarquinio Prisco, poi lo scettro tocc? a Servio Tullio e nemmeno questo intervallo fece dimenticare il trono a Tarquinio il Superbo; infatti se lo riprese con la violenza degna di un criminale, considerandolo un'eredit? di famiglia e non la prerogativa di un altro. Dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, il potere era adesso nelle mani di Collatino. I Tarquini non erano in grado di vivere da privati cittadini. Alla gente non andava a genio il nome: era un pericolo per la libert?. Si cominci? cos?, mettendo in giro questi argomenti per tastare lo stato d'animo del popolo. Quando poi il sospetto inizia a creare inquietudine in pi? parti, Bruto convoca un'assemblea generale. L?, prima di tutto, legge ad alta voce ci? che il popolo aveva giurato, e cio? di impedire che in futuro qualcuno potesse diventare re di Roma o rappresentare una minaccia alla libert?. Era quindi un dovere morale attenersi rigorosamente a quel giuramento e non trascurare nessun dettaglio che lo potesse in qualche modo riguardare. Gli dispiaceva alludere a qualcuno di preciso e avrebbe evitato di parlare se non fosse stato per il suo attaccamento alla patria. Non era convinto che il popolo romano avesse riconquistato in pieno la libert?: la famiglia reale e il suo nome non erano soltanto in citt? ma addirittura al governo, e ci? rappresentava un ostacolo insormontabile per la libert?. ?Sta a te,? disse, ?o Lucio Tarquinio, prendere l'iniziativa e dissipare questa paura. Certo, non bisogna dimenticarselo che hai cacciato i re. Vai fino in fondo col tuo nobile gesto e porta via da Roma il loro nome. Sulle tue propriet? non metter? le mani nessuno, ti do la mia parola. Anzi, se non sono adeguate, subiranno dei ritocchi munifici. Vattene da amico. Libera la gente da questa paura, pu? darsi del tutto infondata, ma nell'animo di tutti vi ? questo convincimento: soltanto quando il nome dei Tarquini scomparir? da Roma, la monarchia sar? solo pi? un ricordo.? Sulle prime il console rimase senza parole di fronte a una cosa cos? sbalorditiva e imprevedibile. Poi, quando stava per replicare, viene circondato dai personaggi pi? influenti della citt? i quali gli rivolgono la stessa richiesta, anche se con scarso successo emotivo. Spurio Lucrezio, invece, univa il prestigio dell'anzianit? allasua posizione di suocero: perci?, quando cominci?, passando dalla supplica alla persuasione, a convincerlo di piegarsi alla volont? unanime del popolo, Collatino, temendo che allo scadere del mandato consolare si sarebbe ritirato a vita privata senza pi? nulla in mano e con magari l'aggiunta di qualche altra ignominiosa aggravante, rinunci? alla sua carica e abbandon? Roma dopo aver trasferito a Lavinio tutti i suoi beni. Su delibera del senato, Bruto propose al popolo un decreto che sancisse l'esilio per tutti i membri della famiglia dei Tarquini. Con l'approvazione dei comizi centuriati nomin? suo collega Publio Valerio, che era stato un valido aiuto nella cacciata dei re.
 

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